Autore Redazione
martedì
24 Luglio 2018
07:13
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Calcio - Alessandria

80 anni “incredibili”: Josè Altafini, campione e alessandrino d’adozione

Da qualche anno il campione d'Europa e del Mondo vive in provincia e, su Radio Gold, si racconta nel giorno del suo compleanno
80 anni “incredibili”: Josè Altafini, campione e alessandrino d’adozione

ALESSANDRIA – Con l’immancabile sorriso si definisce “allergico alle feste: compleanni, matrimoni e ovviamente anche funerali“: oggi però l’eccezione è concessa. Uno dei simboli del calcio italiano e mondiale, Josè Altafini, taglia il traguardo degli 80 anni: da Piracicaba, la città brasiliana nello stato di San Paolo dove è nato, ad Alessandria, dove da qualche anno vive.Stasera però andrò vicino a Parma perché alcuni amici mi hanno organizzato una festa. Non so cosa aspettarmi” ha raccontato Altafini a Radio Gold “dico la verità: è la prima volta che festeggio, anche perché mia moglie è nata il 26 luglio e quindi di solito festeggiavo solo lei. Preferisco evitare di parlare di me, anche quando lo fanno i miei amici cambio discorso”.

80 anni, però, impongono un bilancio anche per il simpatico campione verde oro, bomber di razza da giocatore e timbro inconfondibile in tv e radio quando, tolte le scarpette, è riuscito a entrare anche nella storia della comunicazione sportiva italiana, la prima inimitabile “seconda voce” delle telecronache, con le sue iperboli indimenticabili.

Ho vissuto una vita meravigliosa, ho passato momenti brutti ma non me li ricordo, sono fatto così. Mi succede come con le donne, si ricordano solo quelle belle. Il mio sogno era giocare a calcio e l’ho realizzato, al di la di quello che ho vinto, anche se sono due i successi a cui tengo di più: il mondiale del 1958 col Brasile e la prima Coppa dei Campioni vinta da una squadra italiana, il Milan, nel 1963 grazie a una mia doppietta in finale”.

Brasile e Milan, quindi, due squadre che negli ultimi tempi non hanno certo riservato molte soddisfazioni: “Anche se penso proprio che ora il Milan si potrà rimettere in carreggiata, un bene per il calcio italiano. La Seleçao? Spero che Neymar metta la testa a posto e pensi solo a giocare e non ai capelli”.

L’unico rimpianto di Altafini si riferisce proprio ai verdeoro: “Avrei potuto vincere gli altri due mondiali, nel 1962 e anche nel 1970. In Svezia io e Pelè eravamo i più giovani del gruppo. Ma in quegli anni il commissario tecnico non convocava chi, come me, giocava in Europa. Purtroppo ho perso queste grandi occasioni, e pensare che nel 1970 contro l’Italia il Brasile non aveva nemmeno un centravanti di ruolo“.

Una regola assurda, quindi, se paragonata a quello che succede nel terzo millennio, e a come il mondo del calcio sia cambiato: “Ma non invidio i giocatori di oggi, non sono geloso. Ringrazio Dio di aver vissuto in un’epoca bellissima dove non c’era violenza e non si aveva paura di andare in giro”.

Ora però è tempo, per Josè, di andare a festeggiare i suoi primi 80 anni: “Dove possono trovarmi gli alessandrini per farmi gli auguri? Beh, in giro. Cammino spesso in centro e in tanti mi salutano“.

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