27 Gennaio 2020
04:49
Arpad Weisz e Raffaele Jaffe, quando il calcio muore ad Auschwitz
PROVINCIA DI ALESSANDRIA – Alessandria e Casale. Due realtà separate da un’eterna rivalità ma accomunate da una storia tanto simile quanto tragica. In mezzo c’è la Seconda guerra mondiale. Ma soprattutto il folle progetto nazista, abbracciato in seguito anche dall’Italia, di creare una razza pura, ariana. Una razza di super uomini dove non c’era posto per quelle persone considerate inferiori. In primo luogo gli ebrei. Ma proviamo a procedere per gradi.
Alessandria e Casale dicevamo. Ovvero due città, ma anche due squadre di calcio. Perché la storia che andiamo a raccontarvi parla proprio di quel mondo pallonaro d’altri tempi. È la storia di Raffaele Jaffe, italiano di origine ebraica, e di Arpad Weisz, ebreo ungherese ma che ha scritto pagine di storia del nostro calcio. Il primo era nato ad Asti nel 1977, mentre il secondo a Solt nel 1896. Jaffe era insegnante all’Istituto Tecnico Leardi di Casale Monferrato, di cui divenne successivamente anche preside, il secondo era un calciatore e poi allenatore giramondo che aveva trovato nell’Italia la sua fortuna.
Tutto iniziò nel 1909. Arpad Weisz non aveva ancora iniziato a giocare a pallone, mentre Jaffe si era da poco avvicinato a quello sport. Il colpo di fulmine con il calcio avvenne a Caresana dove aveva assistito, insieme ad alcuni suoi studenti, a una partita. Sapeva che quello sport poteva fare bene a tutti. A lui, alla città e ai ragazzi del Leardi. Ecco che poco tempo dopo riuscì a convincere le famiglie Cavasonza e Gallina a rifondare la vecchia Robur nata nel 1904 e poi disciolta poco tempo dopo. Il 17 dicembre di quell’anno nasceva ufficialmente il Casale Foot Ball Club. La stessa squadra che nel 1913/’14 vincerà uno storico scudetto. Ma questa è un’altra storia. Si arriva così alla seconda metà degli Anni ’20. Ovvero quando Arpad Weisz arrivò ad Alessandria dove per una stagione giocherà con i grigi per poi passare all’Inter. Dopo essersi ritirato nel 1926 tornerà ad Alessandria con la nomina di vice di Augusto Rangone. Weisz però era destinato a fare cose grandiose come vincere tre scudetti, uno con l’Ambrosiana-Inter e due con il Bologna.
Poi arrivò la guerra. Il fascismo e il nazismo. Le leggi razziali e quell’odio nei confronti degli ebrei (oltre che di rom, sinti, testimoni di Geova e tante altre minoranze) che farà migliaia di morti. Il professor Jaffe fu arrestato dai fascisti il 16 febbraio 1944 durante una retata a Casale Monferrato. Per cinque mesi fu detenuto al campo di Fossoli. Jaffe era di origini ebraiche ma convertito al cristianesimo. Questo però non lo salvò e il 2 agosto fu traghettato su un carro bestiame ad Auschwitz. Al suo arrivo il 6 agosto 1944 venne portato immediatamente nelle camere a gas. La situazione di Weisz, al contrario, fu ancora più tragica. Con lo scoppio della guerra l’allenatore vincitore di tre campionati italiani si era trasferito in Olanda. Quando però la Germania aveva conquistato i Paesi Bassi la sua carriera finì con un brusco licenziamento dal Dordrechtsche. Il 2 agosto 1942 la famiglia Weisz fu arresta dalla Gestapo e deportata al campo di Westerbork. Il 2 ottobre l’arrivo ad Auschwitz e l’inizio dell’inferno. La moglie e i due figli trovarono immediatamente la morte nelle camere a gas, l’ex allenatore dopo essere stato mandato ai lavori forzati in Polonia e nell’Alta Slesia verrà riportato ad Auschwitz dove morirà il 31 gennaio 1944.