20 Luglio 2017
05:40
Agazzi e l’amico ritrovato: “All’Alessandria grazie a Servili”
BARDONECCHIA – Come tredici anni fa, anche se con “ruoli” diversi. Nel 2003/2004 il nuovo portiere dell’Alessandria Michael Agazzi era il dodicesimo di Andrea Servili, futura bandiera grigia. Oggi toccherà proprio a quest’ultimo allenare il 33enne ex Cagliari e Milan, arrivato a vestire la maglia dell’Orso dopo l’infortunio di Vannucchi.
“Con Andrea ci sentiamo spesso” ha ricordato lo stesso Agazzi a Radio Gold “ma quando ha chiamato non conoscevo la situazione. Non me l’aspettavo ma ci ho messo un secondo a cogliere al volo questa occasione. Non posso fare altro che ringraziare Servili. Sapere che ci sono persone, da me stimate, che hanno speso belle parole per me mi responsabilizza molto. Andrea è un gran lavoratore come me e insieme faremo grandi cose. Come l’ho trovato? Uguale a 13 anni fa! Non è cambiato per niente: o era esperto prima o è giovane adesso” ha raccontato Michael col sorriso sulle labbra “al Sudtirol è stato un anno formativo per tutti e due, era una sfida quotidiana su chi era il più bravo e questo ci stimolava a dare sempre il meglio.”
Arrivato mercoledì pomeriggio a Bardonecchia, Agazzi ha avuto anche modo di parlare con Vannucchi, il numero uno grigio costretto ai box. “Anche io ho avuto il suo stesso infortunio a febbraio 2015. So bene le paure che ora sta provando e come si può sentire. Ci vorrà del tempo ma l’ho rassicurato, tornerà più forte di prima.”
Abituato a parare, Agazzi ha poi glissato con un sorriso su eventuali altre offerte di altri club di categoria superiore che ha rifiutato: di sicuro di serie B e, forse, anche di più. “L’importante è essere arrivato qua” ha invece rimarcato il portiere “Ho un determinato tipo di carattere, ho determinati valori e le cose non possono essere fatte a metà. È questione di sensazioni. Sono contento di essere arrivato. Le sensazioni sono positive. Questo è un ottimo gruppo, mi inserirò in punta di piedi per cercare di dare il mio meglio. Solo lavorando duramente ogni si possono fare le cose per bene e raggiungere gli obiettivi. Bisogna meritarsi la fiducia del gruppo con belle prestazioni e atteggiamenti positivi. Solo il “noi” conta. L’importante è centrare l’obiettivo finale di tutta la squadra.”