16 Maggio 2016
12:38
“Chi ha visto l’incontro sa chi è il vero vincitore”: Lucio Randazzo premiato dai suoi tifosi [FOTO]
VALENZA – C’è molto rammarico per il pareggio di Lucio Randazzo, il pugile alessandrino che ha combattuto sabato contro Renato De Donato. In palio c’era il titolo di campione italiano dei pesi super leggeri. Nonostante Randazzo abbia governato e tenuto il match sempre in pugno i giudici alla fine hanno deciso di assegnare un pareggio.
Comprensibile la delusione di chi ha visto la genuina sfrontatezza con cui il pugile alessandrino ha governato la sfida. “Chi ha visto l’incontro sa chi è il vero vincitore” hanno scritto alcuni appassionati e tifosi di Lucio sui social network. D’altra parte la serenità con cui l’atleta ha controllato la sfida è risultata palese. Più ringhioso, rabbioso ed esplosivo Randazzo ha messo in difficoltà De Donato ogni volta che è riuscito a chiuderlo alle corde. Spavaldo come uno sfidante e coraggioso come chi vuole conquistare l’obiettivo il pugile alessandrino non ha mai avuto paura.
Ma il pugilato è uno sport e come tutti è fatto di arbitri. Sono loro a decidere e a dare letture spesso discutibili.
Il pareggio perciò non è una vittoria ma soprattutto non è una sconfitta, è un’ulteriore tacca da aggiungere alla carriera di Lucio Randazzo che non si deve fermare e che subito dopo l’ultimo verdetto ha legittimamente preteso un nuovo incontro. L’ostilità dei tifosi locali, il caldo insopportabile del ring, il sudore che annebbia la vista non hanno spento e non annulleranno i sogni di un pugile ambizioso e caparbio.
Certamente la “delusione” di chi ha faticato per mesi prima di giocarsi tutto in un’ora, fa male, ma il pugilato è anche questo: il chiasso assordante in contrasto con il silenzio e la solitudine di un corridoio che porta agli spogliatoi, prima e dopo i match.
Però Lucio Randazzo ha un vantaggio, il fatto di avere un alleato inseparabile, il “devil inside“, come è scritto sulle sue spalle e anche il sorriso, sabato un po’ ironico, di Adriano Gadoni.
Di seguito il bel reportage di Walter Zollino: