7 Agosto 2015
13:42
I nostalgici giochi tradizionali di una volta
“Il ricordo è l’unico paradiso dal quale non possiamo essere cacciati” Jean Paul
I ricordi sono emozioni indelebili che ci accompagnano durante tutto il corso della vita. Ne esistono diversi ma alcuni saranno per sempre indimenticabili.
Tra i ricordi in grado di emozionarci sicuramente si possono trovare i giochi con cui ognuno di noi è cresciuto. Vere e proprie attività e passatempi che in pochi e rari casi rendono ancora viva la cultura popolare e le tradizioni regionali.
Infatti l’anima del gioco e il modo di divertirsi nel corso degli anni è cambiata radicalmente. Un’evoluzione della struttura ludica, complice le mutate esigenze della vita quotidiana, che ha portato alla perdità della creatività, della fantasia, della comunicazione, dell’avventura della costruzione e soprattutto della socializzazione.
Nascondino, girotondo, rubabandiera, la campana, guardie e ladri, mosca cieca, rialzo, ce l’hai, cavallina, corsa nei sacchi, 1 2 3 stella, tiro alla fune. Sani e vecchi giochi tradizionali, che ci hanno ‘cullato’ dall’infanzia fino all’adolescenza, testimoni di un’epoca di divertimento e spensieratezza. Come poterli dimenticare.
Ecco come si giocava ad alcuni di questi:
– Girotondo
Girotondo era un gioco molto semplice che si faceva nei cortili degli asili e delle scuole. Il gioco consisteva nel formare un grande cerchio umano nel quale i bambini si tenevano er mano e cominciavano a girare in tondo intonando una filastrocca. Al termine della filastrocca “Giro, giro tondo, casca il mondo, casca la terra, tutti gi per terra”, ognuno si doveva sedere il più in fretta possibile a terra. Perdeva l’ultimo a sedersi.
– La campana
Per giocare alla campana o campanon in dialetto bastava avere un gessetto in mano per tracciare sull’asfalto un semplice disegno fatto di caselle che andavano dall’uno al sette. Oltre a disegnare la campana, ogni partecipante per giocare doveva anche procurarsi una pietra. Si giocava saltellando su una gamba sola. Dopo una conta, il primo giocatore doveva tirare la pietra nella casella 1. Saltando su una sola gamba dentro la prima casella bisognava raccogliere la pietra, girare su se stessi e ritornare fuori dalla casella. E così via dicendo fino all’ultima casella, dalla quale si ritorna poi a giocare in senso contrario. Nelle caselle 4 e 5, e nella 7 e 8 si potevano appoggiare entrambi i piedi. Vinceva chi arrivava primo cercando di non sbagliare a lanciare la pietra nella casella del proprio turno.
– Mosca cieca
La mosca cieca è un gioco molto antico e diffuso in tutto il mondo. Si praticava all’aperto o in una stanza grande e vuota. Un giocatore, estratto a sorte, veniva bendato e doveva riuscire a toccare gli altri partecipanti, che si potevano liberamente muovere intorno. Se la “mosca” toccava un giocatore, doveva riuscire a riconoscerlo e, se ciò avveniva, il catturato doveva prendere il suo posto.
– 1,2, 3 stella
Un, due, tre stella è uno dei giochi più tradizionali e diffusi in Italia. Il gioco prevedeva da tre a dieci partecipanti. Il Primo giocatore estratto alla conta, si doveva posizionare di fronte al muro mentre gli altri si dovevano posizionare a dieci passi di distanza rispetto a lui. Il giocatore rivolto verso il muro, coprendosi gli occhi e dando le spalle ai compagni, doveva gridare “1, 2, 3 stella!”. Nel frattempo i suoi compagni dovevano camminare e avvicinarsi il più possibile al muro. Finito di pronunciare la frase, il primo giocatore doveva voltarsi immediatamente, per vedere se i suoi compagni si muovevano o meno.
Piazzette, cortili, parchi ed anche strade di paese e di città erano luoghi di ritrovo, magici posti in cui trascorrere intere giornate con gli amici e i compagni di classe.
Dagli anni ’60 fino a poco più che un ventennio fà i giochi tradizionali erano il passatempo più praticato dai giovani invece i bambini di oggi non ne conoscono quasi nessuno.
Le potenzialità dei giochi di una volta era ‘infinita’ e il loro valore, dovuto alla loro semplicità alimentava la fantasia, a differenza dei giochi moderni che lasciano i bambini al margine del ruolo di spettatore. D’altronde il gioco è e rimarra sempre l’espressione più autentica della cultura umana, “figlio del tempo”e si adatterà continuamente al contesto sociale in cui si svolgerà.
Come potrete ricordare in molti, un tempo bastava poco per sopravvivere alla noia, oggi purtroppo, ciò non avviene più, ma la soluzione è davanti ai vostri occhi, vi basterà considerare il gioco come un ricordo e pensare che “il piacere è il fiore che passa; il ricordo il profumo duraturo”.