23 Luglio 2024
08:45
Diritto allo studio in Lombardia, Majorino e Lissia: “Regione deve fare di più”
PAVIA – “La Lombardia non fa abbastanza per il diritto allo studio“. È questa la denuncia del PD Lombardia, con il capogruppo Pierfrancesco Majorino che punta il dito contro i “tagli alla carne viva” che la Regione ha operato negli ultimi anni. “Sono 170 milioni di euro rubati alle università“, incalza il consigliere Paolo Romano, “risorse che potevano diventare nuovi studentati, laboratori e aule”.
E tra le città lombarde più colpite, c’è Pavia, con il suo plotone di 25mila studenti (quasi un terzo della popolazione) che si vede bocciare per mancanza di fondi. “Negli ultimi quattro anni i fondi a disposizione sono calati drasticamente, da oltre 4 milioni nel 2021 a quasi 2 milioni e mezzo nel 2024“, denuncia il sindaco Michele Lissia. “Il risultato? 920 studenti idonei che non ricevono la borsa di studio, l’85% del totale. Un dato inaccettabile che rischia di scoraggiare le nuove generazioni e di impoverire il nostro futuro”.
E mentre la Lombardia arranca, l’Emilia Romagna fa da maestra. “Lì investono il triplo per studente rispetto alla Lombardia“, evidenzia Romano, “e le università mettono il doppio. Dimostrano che si può fare, e che il diritto allo studio non è un optional”. Il PD promette battaglia in Regione, mentre da Pavia si leva un grido di allarme che risuona in tutta Italia: “Serve un cambio di rotta. Il diritto allo studio non può essere un privilegio per pochi”, sottolinea UDU in una nota.
Ironia della sorte, proprio mentre la Lombardia la polemica non si placa, una vicina regione come il Friuli Venezia Giulia annuncia un aumento delle borse di studio fino a 8mila euro all’anno. Un esempio virtuoso di come si possano utilizzare al meglio le risorse comunitarie della programmazione europea 2021/2027. E mentre lì si pensa a incrementare i finanziamenti tenendo conto del caro-vita e dell’inflazione, in Lombardia si lotta per non arretrare ulteriormente.ù
In questo scenario desolante, i giovani lombardi si trovano a dover scegliere tra una formazione universitaria sempre più costosa e la rinuncia a sogni e aspirazioni. La protesta del Pd regionale, guidata da Lissia e Majorino, non è solo una questione di numeri, ma di futuro: un diritto allo studio che rischia di diventare privilegio per pochi.