Autore Redazione
martedì
20 Agosto 2024
11:01
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Cronaca - Pavia

Il bike sharing pubblico a Pavia va in pensione: le colonnine saranno smantellate

Il bike sharing pubblico a Pavia va in pensione: le colonnine saranno smantellate

PAVIA – Pavia si prepara a dire addio alle postazioni di bike sharing, un esperimento urbano partito con grandi ambizioni ma affondato nella realtà delle strade. Le strutture e le colonnine destinate al servizio stanno per essere smantellate, vittime di un destino beffardo che le ha trasformate in simboli di un fallimento quasi annunciato.

L’assessora alla Mobilità e vice sindaca, Alice Moggi, conferma che entro la fine del mese le postazioni verranno rimosse. La città, dall’elegante Piazza della Vittoria ai sobborghi più remoti, si libererà così di questi fantasmi metallici, ormai privi delle biciclette che dovrebbero ospitare. Il motivo del provvedimento? Semplice: le biciclette sono sparite. Che siano state rubate, cannibalizzate o scomparse nel nulla per diversa ragione, resta il fatto che le rastrelliere vuote stanno diventando semplici depositi di rifiuti, senza contribuire minimamente a migliorare l’estetica urbana.

Queste postazioni, sparse in vari punti nevralgici della città, hanno conosciuto il loro momento di gloria ormai un decennio fa, quando l’amministrazione Cattaneo le aveva installate con l’entusiasmo di chi credeva di portare una ventata di modernità. Ma già all’epoca qualcosa non funzionava. Il bike sharing, nonostante l’entusiasmo iniziale, non è riuscito a conquistare i cittadini: lavoratori in mobilità green, studenti o turisti. Gli abbonamenti, che nelle prime settimane dopo l’inaugurazione erano stati poco più di 37, rappresentano una delle tante prove del disinteresse che ha accompagnato il servizio sin dall’inizio.

Il bike sharing, si diceva, sarebbe stato il toccasana per la mobilità urbana, una soluzione pratica e sostenibile per chi si sposta in città. Peccato che gli utenti effettivi, stando ai numeri forniti dal precedente assessore alla Mobilità, Antonio Bobbio Pallavicini, non superassero la cinquantina all’anno. Investimenti elevati, entusiasmo politico e pubblicitario, ma risultati disastrosi. Qualcosa, evidentemente, non ha funzionato.

L’assessora Moggi, pur riconoscendo le offerte di società specializzate che premono per ripristinare il servizio, mantiene il suo scetticismo. Per ora, la priorità sembra essere un’altra. La città sta attendendo il nuovo Piano urbano per la mobilità sostenibile e, in quel contesto, si deciderà se il bike sharing avrà ancora un futuro o se sarà destinato a diventare solo un ricordo. Una riflessione quasi amara emerge dalle parole della vice sindaca: “chi utilizza la bicicletta in città, ne possiede già una. Un’osservazione semplice, ma decisiva, che forse spiega in modo definitivo il flop del servizio. Pavia, città che già si muove in bicicletta, forse non aveva bisogno di un bike sharing pensato più per i visitatori che per i residenti.

Nonostante i tentativi delle varie amministrazioni di farlo funzionare, il servizio si è rivelato un buco nell’acqua. Le biciclette, in alcuni casi, erano già in cattive condizioni a pochi mesi dall’inaugurazione: freni difettosi, parti mancanti e una generale mancanza di manutenzione hanno contribuito a scoraggiare i pochi coraggiosi che avevano deciso di sperimentare il servizio. Inutile dire che i potenziali clienti, vedendo lo stato delle biciclette, abbiano preferito continuare a pedalare sulle loro vecchie e fidate due ruote.

L’idea di un servizio di bike sharing in una città come Pavia, dove la bicicletta è già il mezzo di trasporto preferito da molti, sembra aver peccato di una certa superficialità. L’intento di offrire una soluzione per chi veniva da fuori città si è scontrato con una realtà ben diversa: la mancanza di utenza. Se i residenti possiedono già una bici, chi sarebbe dovuto essere il cliente tipo? I visitatori occasionali? Forse, ma anche in quel caso, la domanda non era sufficiente a giustificare l’investimento.

Dunque, le strutture verranno rimosse. I fondi regionali che le avevano sostenute non saranno più necessari. La città si libererà di quelle colonnine ormai inutili, testimoni silenziosi di un sogno infranto. Il bike sharing avrebbe dovuto essere il futuro, ma è stato sepolto da una realtà più forte. Quello che resta è una riflessione più ampia sulla mobilità urbana e sulla capacità delle amministrazioni di adattare le loro idee alle esigenze reali dei cittadini, senza cadere nella trappola dell’innovazione fine a se stessa.

Foto di Michael Myers su Unsplash

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