Autore Redazione
mercoledì
28 Agosto 2024
10:26
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Cronaca - Pavia

Emergenza peste suina: allerta massima nel pavese dopo l’ultimo caso a Costa de’ Nobili

Emergenza peste suina: allerta massima nel pavese dopo l’ultimo caso a Costa de’ Nobili

PROVINCIA DI PAVIA – L’epidemia di peste suina che sta colpendo la provincia di Pavia dall’estate del 2023 continua a causare gravi danni al comparto agricolo e suinicolo della regione, suscitando preoccupazione tra gli allevatori e le autorità sanitarie. L’origine della crisi si può far risalire al primo caso registrato nell’estate del 2023, evento che ha dato inizio a una serie di focolai che non ha cessato di espandersi, malgrado i numerosi tentativi di contenimento messi in atto dalle istituzioni locali.

Il primo episodio della peste suina africana nella provincia di Pavia segnò l’inizio di un calvario che, nel corso dei mesi successivi, ha visto la progressiva diffusione del virus tra gli allevamenti della zona. L’infezione, letale per i suini ma innocua per l’uomo, ha obbligato le autorità a implementare misure di contenimento sempre più stringenti, culminate nell’abbattimento di migliaia di capi di bestiame per prevenire la propagazione del virus.

La nuova ondata di contagio che ha investito la provincia di Pavia ha dimostrato una virulenza inattesa, smentendo le aspettative di chi riteneva che l’epidemia fosse ormai sotto controllo. Gli esperti stanno ancora cercando di comprendere le ragioni di questa ripresa del contagio dopo un periodo di apparente calma. Le ipotesi spaziano dall’introduzione di nuovi vettori di trasmissione alla possibilità che alcune misure di contenimento non siano state sufficientemente rigorose.

Gli ultimi focolai, rilevati nei comuni di Sant’Alessio con Vialone e Inverno e Monteleone, hanno rappresentato un ulteriore colpo per gli allevatori già provati da mesi di incertezza e perdite economiche. La scoperta di un nuovo caso a Costa de’ Nobili, sempre nella zona orientale della provincia, ha portato a un ulteriore innalzamento dell’allerta, con il timore che il virus possa diffondersi anche nel vicino lodigiano, estendendo così il raggio d’azione dell’epidemia.

Le conseguenze economiche di questa nuova ondata di peste suina si stanno rivelando devastanti per il settore suinicolo della zona. Le province colpite, che includono oltre a Pavia anche altre aree della Lombardia, del Piemonte e dell’Emilia Romagna, rappresentano un bacino economico di rilevanza nazionale, con un potenziale produttivo che supera i 200 milioni di euro all’anno. Tuttavia, l’impatto dell’epidemia ha già comportato l’abbattimento di oltre 41.000 suini negli ultimi due mesi, una cifra che si avvicina a metà degli abbattimenti totali registrati in un intero anno da quando è iniziata la crisi.

La situazione sta provocando un clima di crescente apprensione tra gli allevatori, molti dei quali temono per la sopravvivenza delle loro attività. Le riunioni tra gli addetti ai lavori si svolgono sempre più spesso in modalità online, per evitare il rischio di diffondere il contagio da un allevamento all’altro. Questa pratica ricorda le precauzioni adottate durante la pandemia di Covid-19 e sottolinea l’alto livello di allerta che sta caratterizzando questa fase dell’epidemia.

Alberto Lasagna, direttore di Confagricoltura Pavia, ha espresso la sua preoccupazione per la facilità con cui la peste suina può diffondersi. “Basta che un allevatore abbia il virus sotto la suola di una scarpa per diventare vettore del contagio”, ha dichiarato in un’intervista all’agenzia Agi.

Dal punto di vista operativo, le autorità sanitarie stanno continuando a monitorare attentamente la situazione, cercando di individuare nuove strategie per contenere l’epidemia e limitare ulteriori danni. La gestione dei focolai avviene tramite l’identificazione delle aree colpite, seguita dall’abbattimento dei capi infetti e dalla sanificazione degli allevamenti coinvolti. Queste misure, per quanto drastiche, sono considerate necessarie per evitare una diffusione ancora più ampia del virus.

Gli allevatori della provincia di Pavia si trovano quindi a dover affrontare una situazione estremamente critica, in cui il futuro delle loro attività appare sempre più incerto. Il dimezzamento dei capi presenti negli allevamenti pavesi dall’inizio dell’epidemia rappresenta un indicatore allarmante delle perdite subite dal settore, che ha visto ridursi drasticamente anche il volume d’affari.

Il perdurare della crisi sta mettendo a dura prova la tenuta economica del territorio, che rischia di subire ripercussioni a lungo termine se non si riuscirà a contenere l’epidemia in tempi rapidi. Il danno economico non si limita infatti al solo settore suinicolo, ma si estende a tutto l’indotto, colpendo anche le aziende che forniscono servizi e prodotti agli allevamenti. L’evoluzione della situazione nei prossimi mesi sarà determinante per capire se le misure adottate saranno sufficienti a riportare sotto controllo un’epidemia che, fino a oggi, non ha mostrato segni di cedimento.

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