Autore Redazione
martedì
3 Settembre 2024
14:01
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Cronaca - Provincia di Pavia

Febbre del Nilo nel pavese: primi casi di zanzare infette, scatta l’allerta

Febbre del Nilo nel pavese: primi casi di zanzare infette, scatta l’allerta

PROVINCIA DI PAVIA – Nell’estate del 2024 la provincia di Pavia si trova nuovamente inserita tra le aree a rischio per la diffusione della febbre del Nilo Occidentale, malattia trasmessa attraverso le zanzare. Nonostante la febbre del Nilo non sia contagiosa da persona a persona, la presenza delle zanzare infette solleva preoccupazioni, specialmente in una stagione estiva caratterizzata da carenze nella disponibilità di sangue, come riportato dai responsabili della rete di raccolta sangue della provincia.

Le prime zanzare portatrici del virus sono state rilevate a Tromello, un piccolo comune del Pavese, nel corso del monitoraggio condotto dalla Regione Lombardia in collaborazione con l’Istituto Zooprofilattico. Questo ritrovamento ha portato all’immediata attivazione delle procedure di allerta su tutto il territorio provinciale. Ulteriori controlli sono in corso in altre località come Sant’Angelo Lomellina, Broni e in altre zone del Pavese, tutte aree dove sono state installate trappole per il monitoraggio.

Il rischio derivante dalla febbre del Nilo Occidentale, pur non essendo nuovo, rappresenta comunque una minaccia significativa. In Italia, sono stati registrati 131 casi gravi di infezione in varie regioni del Nord, con l’Emilia Romagna particolarmente colpita. Tuttavia, fino ad ora, nessun caso si è verificato nella provincia di Pavia. L’allerta, però, rimane alta, poiché il virus continua a circolare e a essere potenzialmente pericoloso, soprattutto per le fasce di popolazione più vulnerabili.

L’attenzione si concentra principalmente sulla prevenzione e sul controllo della diffusione del virus. Il Policlinico San Matteo, principale struttura ospedaliera della provincia, ha già predisposto tutte le misure necessarie per affrontare un eventuale aumento di casi gravi. I controlli non si limitano solo alle zanzare, ma si estendono anche agli uccelli e ai cavalli, che possono essere infettati e fungere da veicoli per la diffusione del virus.

La febbre del Nilo Occidentale presenta un quadro clinico che varia notevolmente da individuo a individuo. La maggior parte delle persone infette non manifesta sintomi evidenti, ma una piccola percentuale può sviluppare sintomi leggeri simili a quelli influenzali. Nei casi più gravi, che rappresentano meno dell’1% delle infezioni, il virus può causare sintomi neurologici severi, con potenziali conseguenze permanenti. Nei casi estremamente rari, il virus può portare a encefaliti letali. Dati che evidenziano l’importanza di mantenere alta la guardia e di proteggersi dalle punture di zanzara, come raccomandato dalle autorità sanitarie.

Un aspetto critico riguarda la sicurezza delle donazioni di sangue. Le linee guida imposte dal Centro Nazionale del Sangue richiedono che chiunque abbia soggiornato anche solo una notte in provincia di Pavia, o in altre zone del Nord Italia, Grecia e Balcani, debba sottoporsi a un test prima di donare sangue oppure astenersi dalla donazione per un periodo di 28 giorni. Questa precauzione risulta fondamentale per evitare i rari casi di trasmissione del virus attraverso le trasfusioni, uno dei pochi scenari in cui il virus potrebbe essere trasmesso da persona a persona. Stefano Marchesotti, Presidente di AVIS Pavia, ha spiegato come l’organizzazione sta gestendo la situazione per garantire la sicurezza delle donazioni.

“ E’ vero: se un romano soggiorna una notte a Pavia e poi torna a Roma, non potrebbe donare sangue per 28 giorni dopo il soggiorno”, afferma Marchesotti, evidenziando che per AVIS Pavia e altre organizzazioni su tutto il territorio italiano, applicare tale divieto può essere problematico. “Il problema per noi di AVIS e per tutte le organizzazioni sarebbe tragico, perché chi viene a donare da noi ha sempre soggiornato, quindi non sarebbe fattibile”, spiega. In altre parole, molte delle persone che si presentano per donare sangue a Pavia potrebbero non essere idonee se si applicassero rigidamente le norme sui soggiorni a rischio, riducendo potenzialmente le donazioni.

Per affrontare questo problema, AVIS Pavia ha adottato un sistema di test avanzato. “A Pavia esiste un test chiamato NAT, un amplificatore di genoma che individua la presenza in minime tracce del virus West Nile,” precisa Marchesotti. Questo test viene effettuato su tutte le sacche di sangue raccolte, assicurando che ogni donazione sia esaminata per la presenza del virus. “Le sacche di sangue raccolte vengono tutte sottoposte al test,” aggiunge. Questo processo garantisce che il sangue donato a Pavia sia sicuro, nonostante le restrizioni sui donatori provenienti da aree a rischio.

Marchesotti rassicura quindi che i donatori locali possono continuare a donare in sicurezza. “Tutti i donatori di Pavia possono donare tranquillamente il sangue, perché il sangue viene sottoposto al test effettuato dal Centro di Lavorazione del Sangue”, conferma. Questa procedura di controllo garantisce che, nonostante la situazione di allerta, le donazioni effettuate nella provincia restino sicure e affidabili.

La rete di raccolta del sangue della provincia di Pavia, gestita in gran parte dall’Avis, si trova dunque a dover affrontare una doppia sfida: da un lato la necessità di garantire la sicurezza del sangue donato, dall’altro la difficoltà di mantenere stabili le scorte di sangue durante il periodo estivo, tradizionalmente caratterizzato da un calo delle donazioni. La febbre del Nilo Occidentale rappresenta una minaccia tangibile per la salute pubblica, e l’efficacia delle misure di prevenzione e controllo potrebbe fare la differenza nel limitare la diffusione del virus e proteggere la comunità. La provincia di Pavia si trova quindi a fronteggiare un rischio che, pur non nuovo, necessita di essere gestito con attenzione e responsabilità.

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