Autore Redazione
mercoledì
4 Settembre 2024
08:20
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Cronaca - Lombardia

Peste suina, veterinari esasperati: “Regione riconosca il nostro sacrificio, o sarà sciopero”

Peste suina, veterinari esasperati: “Regione riconosca il nostro sacrificio, o sarà sciopero”

LOMBARDIA – La Peste Suina Africana continua a dilagare negli allevamenti italiani, con nuovi casi tra i cinghiali nel Genovese e il quinto focolaio in Piemonte, a Novara. Mentre l’attenzione pubblica si concentra sugli abbattimenti, sugli indennizzi per gli allevatori e sui controlli delle forze dell’ordine, c’è chi, pur lavorando in prima linea, sembra non ricevere il giusto riconoscimento: i veterinari ufficiali delle ATS. La Federazione Veterinari Medici della Lombardia lancia un chiaro segnale d’allarme, sottolineando in una nota che non vi è nessun cenno al gravoso e difficile impegno aggiuntivo dei Veterinari Ufficiali delle ATS che stanno moltiplicando il lavoro per i controlli sanitari negli allevamenti e per l’estinzione dei focolai”.

L’organico è ridotto all’osso: in Lombardia, solo l’11% dei veterinari del Servizio Sanitario Nazionale è chiamato a gestire una filiera suina che rappresenta il 40% del totale nazionale, con un numero di focolai che “sono già il doppio di quelli del 2023”. Un carico di lavoro che, stando alla Federazione, resta ignorato dai vertici regionali. Nonostante un impegno formale a riconoscere lo sforzo aggiuntivo durante l’emergenza del 2023, con “1.600 allevamenti controllati, 10.000 visite e 90.000 controlli diagnostici effettuati in circa 90 giorni”, le promesse restano disattese.

La Federazione denuncia un clima di generale sottovalutazione: “Auspichiamo che abbiano miglior fortuna delle promesse di riconoscimento del lavoro extra fatte per il 2023 che chiediamo vengano finalmente onorate”. Le parole evidenziano una frustrazione palpabile. La Regione, pur annunciando nuovi piani e risorse per il futuro, non avrebbe ancora rispettato gli impegni presi per l’anno passato. Mentre i veterinari ufficiali mantengono alta la guardia, la minaccia di uno stato di agitazione è un monito a non ignorare il contributo indispensabile di chi è in trincea contro l’epidemia.

La situazione impone una riflessione: in un contesto dove la PSA rappresenta un’emergenza sanitaria, economica e sociale, la risposta delle istituzioni non può fermarsi a parole vuote. È necessario un impegno reale, fatto di riconoscimenti concreti e risorse adeguate. La battaglia contro la PSA non si combatte solo con piani e provvedimenti, ma con il giusto supporto a chi, ogni giorno, lavora per proteggere la salute pubblica e salvaguardare una filiera strategica per l’economia italiana.

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