27 Settembre 2024
11:27
Mortara, una festa dal sapore diverso: il Consorzio del Salame d’Oca non parteciperà
MORTARA (PV) – Un’atmosfera surreale avvolge Mortara, proprio alla vigilia di quella che è stata per oltre mezzo secolo la celebrazione simbolo della città. A pochi giorni dalle dimissioni del primo cittadino Ettore Gerosa, chiunque, camminando per le strade del centro, percepisce un clima di attesa misto a disorientamento. Ma c’è un dettaglio curioso: mentre la gente si prepara ai festeggiamenti del weekend, c’è un grande assente. Non è un ospite d’onore, né una celebrità attesa; è il cuore stesso della festa: il vero marchio “Salame d’Oca“.
La storia che ha portato a questa situazione sembra uscita da un romanzo tragicomico. Per decenni, il salame d’oca è stato il protagonista indiscusso di una sagra che ha attirato turisti, curiosi e buongustai da ogni angolo della regione e oltre. Una festa che, anno dopo anno, ha saputo costruire intorno a sé un’aura di tradizione, di cultura locale, di orgoglio cittadino. Eppure, quest’anno, qualcosa si è rotto.
Il contrasto che si è sviluppato tra il Comune di Mortara e il Comitato che storicamente ha gestito l’evento ha preso una piega così assurda che, pur mantenendo un certo stile ironico, si rischia quasi di perdere il senso del reale. La festa avrà luogo, certo, ma sotto un altro nome e, soprattutto, senza quella parola magica che per anni ha dato lustro all’evento: “Salame d’Oca”. La sigla non compare da nessuna parte, nemmeno in un singolo cartellone pubblicitario in città. Neppure sotto un volantino appiccato sotto il bancone di un qualunque bar mortarese. Un dettaglio apparentemente marginale, ma che in realtà solleva interrogativi profondi sulla gestione dei beni culturali e sulle dinamiche che regolano eventi così radicati nel tessuto locale.
L’intera faccenda è scivolata sul filo della formalità. Da un lato, il Comune, che in un impeto di autonomia ha deciso di organizzare da sé l’evento. Dall’altro, il Comitato che detiene il marchio storico della sagra, escluso dal tavolo delle trattative. In mezzo, la popolazione di Mortara, abituata da anni a vedere i commercianti locali e il celebre palmipede come protagonisti indiscussi della scena.
Sebbene non ci sia stata, finora, una diffida ufficiale all’utilizzo del marchio, l’aria di tensione si percepisce già da tempo. In un gioco di parole che appare quasi beffardo, il nome della manifestazione è stato cambiato in extremis. Non si parla più di “sagra” con quel richiamo gastronomico che ha fatto la fortuna dell’evento, ma di una generica “festa dell’oca e del suo salame”. Un titolo che sembra fare l’occhiolino alla tradizione senza però poterla toccare davvero, come un ballerino che danza attorno al suo partner senza mai sfiorarlo.
Questioni di marchio e di orgoglio
Ciò che lascia perplessi, però, non è solo la questione nominale. Dietro questo cambio di rotta c’è una storia di ripicche, incomprensioni e, forse, un pizzico di orgoglio ferito. La decisione del Comune di procedere autonomamente ha portato a una rottura che appare oggi insanabile, con conseguenze che vanno ben oltre il semplice uso di un nome. Il Comitato, infatti, non è solo il custode di un marchio, ma anche di una tradizione che si è consolidata nel tempo grazie al lavoro di tante persone. Persone che, quest’anno, si trovano escluse dall’organizzazione e che vedono sfumare la propria partecipazione a un evento che sentivano, a ragione, proprio. Molti i commercianti, ad esempio, che per anni hanno contribuito a fare della sagra un appuntamento imperdibile, quest’anno messi invece da parte.
Questo non solo crea un vuoto nell’allestimento della manifestazione, ma priva anche la città di quella rete di rapporti che ha sempre fatto da collante tra le diverse realtà locali. Uno degli effetti più evidenti è la scomparsa della mostra del palmipede, un’attrazione cara a tutti i mortaresi. Un vuoto che non sarà facile colmare, neanche con tutti gli eventi alternativi messi in programma per questo fine settimana.
E mentre i preparativi proseguono, resta la sensazione che qualcosa di fondamentale sia andato perduto. È come se la città stesse allestendo un palcoscenico per uno spettacolo, ma senza avere il copione giusto in mano. Si celebrerà, certo, ma senza l’ingrediente principale: il salame d’oca così come conosciuto finora, privato apparentemente di quel senso di appartenenza e condivisione che ha sempre accompagnato la sagra. Eppure, paradossalmente, questa mancanza potrebbe finire per alimentare ulteriormente l’interesse attorno all’evento. Si sa, quando qualcosa viene tolto, il desiderio di averlo cresce. Così, mentre si annunciano concerti, spettacoli e altre iniziative, tutti non possono fare a meno di pensare al grande assente: il Consorzio.
Guardando al futuro: quale destino per il salame d’oca?
A rendere il tutto ancora più complesso è la prospettiva futura. Il salame d’oca, da sempre il vanto di Mortara, potrebbe presto ottenere la certificazione IGP, un riconoscimento che ne sancirebbe definitivamente la qualità e l’unicità. Ma cosa succederà a quel punto? Se oggi il marchio è stato messo da parte, quale sarà il destino di un prodotto che si appresta a ottenere una certificazione così importante?
L’auspicio è che, una volta passata la tempesta di questi giorni, le parti in causa possano tornare a sedersi intorno a un tavolo e trovare un compromesso. In fondo, ciò che Mortara merita è una festa che celebri non solo il salame d’oca, ma anche la sua comunità, il lavoro di tutti coloro che negli anni hanno contribuito a farne un evento speciale.
In un clima da commedia degli equivoci, resta un’unica certezza: Mortara non rinuncerà alla sua festa, anche se quest’anno lo farà in un modo diverso. E se questo cambiamento sarà temporaneo o definitivo, solo il tempo potrà dirlo. Per ora, resta l’amarezza di un evento che, pur mantenendo il suo fascino, sembra aver perso qualcosa di essenziale. Ma come ogni buona storia, anche questa è ancora tutta da scrivere.