Autore Redazione
martedì
1 Ottobre 2024
11:01
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Cronaca - Pavia

“Si Cambia Strada”: la collaborazione tra sanità e LiberaMente che ha salvato 120 donne vittime di violenza

“Si Cambia Strada”: la collaborazione tra sanità e LiberaMente che ha salvato 120 donne vittime di violenza

PAVIA – Pavia ha visto l’impegno del centro antiviolenza LiberaMente in un progetto che ha aiutato 120 donne migranti a uscire da situazioni di violenza. Questo importante risultato è stato reso possibile dal supporto della Fondazione Cariplo e si è sviluppato nell’arco di tre anni. La maggior parte delle donne assistite proveniva dall’America Latina, dall’Europa dell’Est, dal Maghreb e dall’Africa sub-sahariana. Circa il 90% delle donne ha riportato di aver subito violenze fisiche, con una buona parte delle vittime che ha vissuto queste esperienze per più di cinque anni.

Paola Tavazzi, presidente del centro LiberaMente, ha sottolineato l’importanza del percorso svolto dal progetto: “I percorsi d’accoglienza che abbiamo svolto in tre anni hanno riguardato rischi medi elevati, e tutte le donne sono riuscite a concludere il percorso e a interrompere la relazione violenta. Inoltre, abbiamo creato dei percorsi paralleli con corsi di lingua italiana e supporto alle pratiche burocratiche per il permesso di soggiorno”.

Questo impegno ha portato a sviluppare nuove strategie, che hanno visto il coinvolgimento di diverse aree d’intervento. Una di queste è quella sanitaria, con un aumento delle segnalazioni grazie a una maggiore collaborazione tra presidi del territorio e il centro antiviolenza. Alessandra Fuccillo, assessora alle pari opportunità, ha elogiato l’approccio del progetto: “”Si Cambia Strada” ha cominciato a cambiare l’idea della donna che subisce violenza come vittima fragile e indifesa, portando a pratiche di consapevolezza e formazione sia per le donne che per il personale che di loro si occupa. Il contributo dei Centri Antiviolenza è fondamentale in questi contesti”.

Il progetto ha messo in evidenza la complessità della violenza domestica, con molte donne che hanno subito contemporaneamente violenze fisiche, psicologiche, economiche e, in alcuni casi, sessuali. Tra le donne coinvolte, il 74% ha subito violenze fisiche, il 24% violenze economiche, il 17% violenze sessuali e l’11% è stato vittima di atti persecutori. Inoltre, l’88% delle partecipanti aveva figli in età minore, molti dei quali hanno assistito alla violenza o ne sono stati vittime dirette.

Il progetto ha anche sviluppato una serie di attività parallele, come i colloqui individuali per il monitoraggio del rischio, corsi di lingua e gruppi terapeutici. Secondo i dati forniti dal centro, tutte le donne inserite nel percorso sono riuscite a interrompere la relazione con il partner maltrattante e, nell’88% dei casi, hanno anche interrotto la convivenza.

Tra le attività più apprezzate dalle donne partecipanti vi è stato il “Word Café”, uno spazio di dialogo e confronto organizzato in collaborazione con la cooperativa Finis Terrae, che ha permesso alle donne di condividere le loro esperienze e sviluppare nuove strategie di autonomia. La terza edizione di questa attività si è svolta allo Spazio Broletto di Pavia, e ha visto la partecipazione attiva anche di minori attraverso laboratori organizzati dall’associazione Antigone APS.

Il coinvolgimento del settore sanitario ha giocato un ruolo cruciale nel progetto, soprattutto per quanto riguarda l’intercettazione dei casi di violenza. Il servizio di reperibilità h24 ha garantito un costante supporto alle donne in difficoltà, con 107 telefonate ricevute durante il periodo di attività. Di queste, 11 sono state effettuate da nuove utenti inviate dai presidi ospedalieri, mentre altre 5 sono state richieste dal personale sanitario per gestire situazioni specifiche o anticipare invii al centro antiviolenza.

Tavazzi ha poi sottolineato come il progetto abbia dato grande importanza alla collaborazione tra enti e al potenziamento dei servizi di supporto, con un’attenzione particolare al benessere psicologico delle donne. Abbiamo lavorato su percorsi individualizzati per garantire il massimo supporto alle vittime e ai loro figli, cercando di ridurre i tempi di presa in carico e offrendo un servizio che potesse davvero fare la differenza. Il futuro di queste azioni dipende dalla capacità di renderle strutturali e durature, in modo che ogni donna possa trovare il sostegno necessario per ricostruire la propria vita”, ha ribadito Fuccillo. “Si Cambia Strada” ha cambiato la vita di 120 donne migranti, offrendo loro una via d’uscita dalla violenza e dando speranza a chi, per troppo tempo, ha vissuto nell’ombra.

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