2 Ottobre 2024
09:37
Arte, emozioni e tecnologia: il Microfestival delle Cose Umane accende Pavia
PAVIA – A Palazzo del Broletto l’arte delle cose umane prende vita dal 4 al 13 ottobre 2024. Il Microfestival delle Cose Umane si prepara a coinvolgere i visitatori in un viaggio tra percezioni, sentimenti e frammenti di realtà. Un evento che, attraverso mostre ed esperienze uniche, tocca il tema della salute mentale, sfidando i confini tra visibile e invisibile.
Il festival si apre con le opere di Miroslav Tichý, fotografo ceco che, con la sua visione unica, ha trasformato il quotidiano in arte. L’attenzione si concentra su venti scatti che catturano il senso del passaggio, dell’imperfezione, dell’attimo che sfugge. Nessuno posa, nessuno finge. Le sue fotografie, realizzate con macchine fotografiche costruite a mano, raccontano donne che camminano, che vivono, che non sanno di essere immortalate. Un atto artistico che diventa esplorazione dell’esistenza, della condizione umana. Tichý non osserva soltanto, cattura quel sottile filo che separa ciò che è visto da ciò che è nascosto. Ecco il visibile dell’invisibile.
Passeggiando per le sale, la sensazione si fa palpabile: ogni fotografia racconta una storia, uno scatto rubato, un momento che si fa eterno, e tutto torna al semplice atto del camminare. Un fotografo che, con la sua vita ai margini, trasforma la marginalità in poetica. Il racconto della sua esistenza si intreccia con la sua arte, come narrato dal video-documentario diretto da Roman Buxbaum, che svela il percorso di un uomo che, dalla prigionia, ha trovato una libertà nell’inseguire l’arte, una fuga nella bellezza imperfetta.
Accanto a questo, il festival propone anche un’immersione nell’universo di Adele Ceraudo. La mostra “Follia” esplora il confine tra sanità mentale e fragilità, un tema potente e necessario. L’artista, con le sue opere, interroga il pubblico sulla percezione di sé, sulla consapevolezza del proprio stato interiore, con un linguaggio che punta dritto al cuore delle emozioni umane. Non serve il giudizio, non serve la razionalità, basta lasciarsi guidare dai sensi. Il cortometraggio “Io Non Sono Pazza” diventa un manifesto per chi ha vissuto l’incomprensione, per chi ha cercato di gridare al mondo il proprio bisogno di essere ascoltato. Una lotta contro gli schemi, contro le etichette, in cui ogni scena diventa una sfida alla normalità imposta.
Il festival non si ferma qui. Attraverso incontri e performance, il pubblico viene chiamato a riflettere su ciò che significa davvero “essere umani”. L’arte si fa strumento di indagine, la creatività diventa un modo per esplorare il mondo interiore, per svelare quei microcosmi che spesso restano in ombra. Ogni giorno propone una nuova prospettiva, un nuovo modo di guardare dentro di sé e verso gli altri.
L’atmosfera del Palazzo del Broletto avvolge i visitatori, creando uno spazio in cui l’arte non è soltanto esposta, ma vissuta. Chi entra non osserva passivamente, diventa parte di un dialogo tra opere e pensieri, tra creatori e pubblico. Un festival che invita a esplorare la complessità del vissuto umano, a toccare con mano la fragilità, a comprendere l’importanza di accettare l’imperfezione.
Tichý e Ceraudo propongono due visioni del mondo diverse, ma unite dal filo conduttore dell’autenticità. Le loro opere non cercano di piacere, non cercano di adattarsi. Sono, semplicemente, e questo basta. Un festival che invita a fare lo stesso: essere, senza filtri, senza maschere. Un percorso artistico che non si limita a mostrare, ma coinvolge, sfida, spinge a riflettere su cosa significhi essere parte di questo strano gioco chiamato vita.
La scelta di legare il festival alla giornata della salute mentale rende tutto ancora più significativo. L’arte diventa uno strumento di consapevolezza, un modo per abbattere pregiudizi, per far emergere un dialogo che troppo spesso rimane sommerso. Ogni opera esposta, ogni parola scambiata durante gli incontri, diventa una piccola rivoluzione contro lo stigma, un invito a comprendere che la salute mentale riguarda tutti. Non c’è distanza tra l’arte e la vita, tra ciò che si osserva e ciò che si sente.
Il Microfestival delle Cose Umane, con la sua capacità di connettere arte e umanità, crea un ponte tra mondo esterno e mondo interiore, tra realtà visibile e invisibile. Un evento che, giorno dopo giorno, si snoda tra sentimenti e percezioni, lasciando che chi partecipa porti via con sé qualcosa di più di un semplice ricordo: una consapevolezza nuova, una visione più profonda di ciò che ci rende umani.
Così, tra fotografie che svelano l’anima di chi le ha scattate e dipinti che gridano verità nascoste, Pavia si trasforma in un laboratorio di emozioni. Un festival che si vive, si respira, si porta dentro. Un’esperienza che non si esaurisce con la chiusura delle porte, ma che continua a vivere in chi ha saputo ascoltare davvero ciò che l’arte ha da dire.
Trovate il programma completo sul sito web cavalloblu.org