Il futuro tra algoritmi e giustizia: Mitopoietica porta in scena i dilemmi dell’AI
PAVIA – Pavia si prepara a ospitare la terza edizione del Festival Mitopoietica, dal 22 al 25 ottobre. Tema centrale: il rapporto tra l’umanità e le macchine. L’incontro tra tecnologia e cultura si svolgerà nella suggestiva cornice della chiesa sconsacrata di Santa Maria Gualtieri, dove esperti e appassionati discuteranno le sfide che le intelligenze artificiali pongono alla nostra società. Un’occasione per chi vuole interrogarsi su quanto il digitale stia plasmando il nostro futuro, senza cedere alla paura dell’ignoto tecnologico.
L’apertura di martedì accende subito i riflettori su un tema caldo: l’uso della tecnologia nei conflitti. Interventi di giornalisti e studiosi porteranno il pubblico dentro il dibattito sulle armi autonome, tecnologie nate per decisioni fulminee, ma che sollevano interrogativi etici e politici. Nel corso della serata, la sociolinguista Vera Gheno guiderà una riflessione sulla lingua che usiamo online, esplorando se stiamo creando ponti o muri attraverso il nostro modo di comunicare.
Di mercoledì si cambia ritmo, con una performance al Bacaro Poetico che si preannuncia elettrizzante. DustyEye, l’artista che mescola ironia e distopia, promette un viaggio in un futuro in cui uomo e macchina non sono più avversari, ma complici inaspettati. In serata, lo spettacolo entra nel vivo con un poetry slam unico nel suo genere: una sfida poetica tra esseri umani e intelligenza artificiale. Il pubblico non solo decreterà il vincitore, ma dovrà scoprire se è possibile distinguere la poesia umana da quella generata da una macchina.
Giovedì l’attenzione si sposta su un tema cruciale: il rapporto tra macchine e giustizia. Il futuro della legge potrebbe essere nelle mani delle intelligenze artificiali? Avvocati, ricercatori e politici si confronteranno su questa prospettiva, gettando luce sui primi passi di un cambiamento che promette di rivoluzionare le aule di tribunale.
Il festival si conclude venerdì con una giornata dedicata ai giovani. Protagonisti gli studenti delle scuole pavesi, impegnati nel progetto educativo “La Fabbrica del dubbio”. Una conclusione che guarda al futuro, proprio come il Festival stesso: non una chiusura, ma un’apertura verso nuove domande.