Autore Redazione
martedì
22 Ottobre 2024
05:42
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Cronaca - Pavia

Pavia, decine di multe in centro storico: la stretta sull’alcol scatena le polemiche

Pavia, decine di multe in centro storico: la stretta sull’alcol scatena le polemiche

PAVIA – La decisione del Comune di Pavia di imporre una stretta sulla vendita di alcol in vetro dopo le 21 ha acceso un dibattito vivace tra commercianti e frequentatori del centro storico. Il regolamento comunale, ormai in vigore da anni, prevede sanzioni fino a 300 euro per chi vende bottiglie “da portar via” e multe di 100 euro per chi le consuma in strada. Eppure, se fino a poco tempo fa i controlli erano sporadici, oggi la situazione è cambiata. Nell’ultimo fine settimana, la polizia locale ha staccato una decina di multe tra piazza della Vittoria, via XX Settembre e piazza Cavagneria, le zone nevralgiche della vita notturna pavese.

L’assessore al Commercio e alla Polizia locale, Rodolfo Faldini, è stato chiaro: “Non possiamo permetterci che bottiglie di vetro diventino armi in caso di risse. Questo tipo di controlli serve a prevenire episodi di violenza”. Una motivazione apparentemente logica, ma che non ha mancato di suscitare malcontento. In tanti, infatti, vedono in questa misura una repressione indiscriminata che non tiene conto delle reali esigenze della città.

Critiche dai cittadini: “Un colpo ai piccoli negozi”

Le lamentele si sono fatte subito sentire. “Non capisco perché dobbiamo sempre pagare noi, i piccoli negozianti, per i problemi creati da altri”, si sfoga il gestore di un minimarket nei pressi di via XX Settembre. “Vendiamo alcol in bottiglia, certo, ma cosa dovremmo fare? Chiudere? I giovani comprano da noi perché i bar sono cari e non è giusto che solo noi veniamo penalizzati”.

E non è solo una questione di costi. Alcuni cittadini trovano ridicolo che le autorità si concentrino così tanto su questo tipo di sanzioni. “Le vere questioni di sicurezza non sono certo una bottiglia di birra”, commenta sarcastico Andrea, un giovane frequentatore della movida pavese. “È come mettere un cerotto su una ferita aperta. Se vogliono davvero risolvere i problemi della città, ci sono altre priorità. Ma pare che vietare le birrette sia il massimo della loro fantasia”.

I minimarket, negli ultimi anni, sono spuntati come funghi nelle strade centrali di Pavia, soprattutto nelle zone più frequentate durante la notte. Offrono birre in bottiglia a prezzi molto più bassi rispetto ai pub, e questo ha attirato un pubblico giovane, alla ricerca del risparmio. Se una birra in un locale può costare dai 5 ai 6 euro, nei minimarket si trovano bottiglie da 33 cl a meno della metà, un affare irresistibile per chi vuole divertirsi senza prosciugare il portafoglio. Ma è proprio questo il nodo della questione. Non siamo noi a creare la domanda, sono i clienti che vengono a cercarci, spiega la proprietaria di un negozio del centro. La misura comunale, secondo un buon numero di commercianti, rischia di colpire ingiustamente proprio chi cerca di lavorare onestamente, trasformando la città in un luogo sempre più difficile per i piccoli imprenditori.

Dietro questa stretta sul vetro c’è la volontà di garantire la sicurezza, sostiene l’amministrazione comunale. “Le bottiglie di vetro sono un rischio, e lo sappiamo bene. Non possiamo permettere che diventino strumenti di violenza”, ha ribadito l’assessore Faldini. Ma questa logica non convince tutti. “Forse stanno esagerando con il senso di emergenza”, commenta Federica, studentessa universitaria che vive a Pavia da tre anni. “Raramente mi è mai capitato di vedere una rissa con delle bottiglie di vetro, e frequento il centro quasi ogni sera. Queste ordinanze sembrano fatte più per riempire le casse del Comune che per risolvere davvero i problemi”.

Non manca chi, invece, vede di buon occhio i controlli. “Era ora che facessero qualcosa”, afferma uno dei membri del comitato per la sicurezza del centro storico. “Negli ultimi mesi, la situazione era diventata insostenibile. Gente che beve fino a notte fonda, bottiglie rotte ovunque, sporcizia. Questi negozietti fanno il loro guadagno sulla nostra pelle”. La questione, però, è che non tutti sembrano d’accordo su dove tracciare la linea tra controllo e repressione.

Il Comune, da parte sua, ha cercato di aprire un dialogo attraverso l’Osservatorio sulla vita notturna, che riunisce residenti, commercianti e amministrazione per trovare un compromesso tra il diritto al riposo e la libertà di impresa. Gli incontri si susseguono, ma l’impressione è che le soluzioni siano ancora lontane. Rimane da vedere se queste misure riusciranno davvero a riportare ordine senza spegnere la vitalità notturna di Pavia, o se saranno l’ennesima occasione persa per conciliare interessi contrapposti. Nel frattempo, la battaglia tra chi vuole più controllo e chi chiede maggior libertà è destinata a continuare.

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