Autore Redazione
giovedì
24 Ottobre 2024
05:52
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Cronaca - Voghera

Voghera: Via Piacenza in attesa del nuovo progetto, cinque milioni in campo

Voghera: Via Piacenza in attesa del nuovo progetto, cinque milioni in campo

VOGHERA (PV) – Cinque milioni di euro. La cifra scivola tra le righe, forse un po’ troppo velocemente, come il traffico che il ponte di via Piacenza dovrebbe supportare. I soldi ci sono, o almeno, ci saranno. Una promessa incisa nei conti del 2025 e del 2026, un impegno vincolante. Ma qui entra in gioco il vero protagonista: il progetto. Il denaro non basta, serve un’idea. E serve in fretta, perché c’è una scadenza, novembre, quando l’incarico per la progettazione esecutiva dovrà essere assegnato.

Per ora, si parla di tappe, di tranches, di rate che vedranno la luce solo dopo accordi tecnici e vincoli amministrativi. Inizia il balletto delle scadenze: il ponte dovrà essere pronto entro l’ottobre del 2025. Chi si aspetta un taglio del nastro imminente, però, dovrà attendere. E a chi non è abituato alla lentezza della burocrazia, l’attesa può sembrare eterna. Nel frattempo, il ponte resta il grande malato della viabilità di Voghera. Chiuso a febbraio, riaperto solo per il traffico leggero, impedisce ai mezzi pesanti di raggiungere le aziende, deviandoli verso percorsi più lunghi e meno convenienti. Un disagio evidente, ma per alcuni, un sollievo.

La sindaca Paola Garlaschelli offre uno spunto interessante: il traffico pesante, deviato sulla tangenziale, ha alleviato la pressione su un’area densamente abitata. Quasi una boccata d’ossigeno per ciclisti e pedoni che percorrono il tratto verso la Greenway. Una nuova vivibilità, così definita. Ma a quale prezzo? Le aziende attendono, i camion fanno il giro largo, e il ponte, con i suoi divieti, rimane lì, come una cicatrice non ancora rimarginata sulla mappa della città.

A ottobre, con la prima tranche di finanziamenti in arrivo, si inizierà a vedere qualcosa di più concreto. Ma non troppo concreto. Prima ci saranno le indagini archeologiche, seguite da eventuali bonifiche di ordigni bellici. Sì, ordigni bellici. E pensare che si parlava solo di un ponte per i camion. La storia si intreccia con la modernità in modi inaspettati, e ora anche la Seconda guerra mondiale fa capolino tra i lavori.

C’è chi guarda con fiducia alle prime opere di manutenzione, quei 580mila euro che il Comune ha già ottenuto per sistemare l’alveo del torrente. Ma questa è solo la prima fase. I numeri ballano ancora: 615mila euro il budget complessivo, 5 milioni e spiccioli per il progetto di consolidamento. Ma l’occhio si ferma sempre su quel ponte, simbolo di una viabilità sospesa, interrotta, temporaneamente rattoppata.

Il crono-programma, che con precisione quasi chirurgica prevede l’affidamento del progetto di fattibilità, richiama un senso di rigore. Ma la strada è lunga. Il ponte non sarà un argomento risolto in poche settimane, e nemmeno in pochi mesi. Intanto i residenti della zona Est e quelli nei pressi dell’ospedale godono di un temporaneo alleggerimento del traffico. Forse qualcuno si è abituato al silenzio dei motori pesanti, forse la viabilità forzata potrebbe diventare una nuova normalità.

Il ponte, però, non può restare chiuso ai camion per sempre. Voghera non può permetterselo. Il compromesso tra vivibilità e necessità economiche dovrà trovare una soluzione. Il progetto deve andare avanti, i fondi non possono rimanere una semplice voce di bilancio. Riaprire il passaggio ai mezzi pesanti non è solo una questione di viabilità, è una questione di economia, di scambi commerciali, di logistica. Le imprese che dipendono da quel collegamento non possono più aspettare, e la tangenziale non è una soluzione a lungo termine.

Certo, la sindaca ha ragione nel sottolineare i benefici temporanei per il traffico leggero. Ma il problema non è questo. Non si può pensare che un ponte, struttura chiave per la città, venga usato come valvola di sfogo per il traffico solo leggero. Serve un progetto concreto, e servono tempi certi. I numeri sono sul tavolo, le scadenze pure. Ma l’impressione, come spesso accade, è che i lavori prenderanno una direzione tortuosa, fatta di piccoli passi, scadenze rispettate solo a metà, revisioni in corso d’opera.

I cittadini aspettano. Il ponte aspetta. Forse anche gli ordigni bellici aspettano. E in questo gioco di attese, la viabilità della città resta sospesa, come il traffico sopra quel ponte chiuso a metà. Si progetta, si aspetta, e intanto si devia. Ma il futuro non può essere una deviazione permanente.

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