13 Novembre 2024
17:01
Lomellina, dal +32% per l’Arborio a +77% per il Carnaroli: dietro i numeri della crisi risicola
PROVINCIA DI PAVIA – Il riso sale. E no, non è una ricetta per un risotto gourmet, ma la realtà amara della campagna risicola pavese, partita in salita con rincari che fanno venire i brividi. L’estate aveva mandato segnali preoccupanti, ma l’autunno ha deciso di rimettere tutto in discussione. Risultato: prezzi alle stelle e risicoltori con l’acqua alla gola. Non piove sul bagnato: diluvia.
La conferma arriva dall’analisi della Camera di commercio di Pavia, che registra rincari marcati per i risoni nelle prime settimane della campagna. Per chi ancora non ha fatto i conti: l’Arborio schizza a +32%, mentre il Carnaroli, con un audace 77%, si candida per l’oro dell’inflazione risicola. E anche i risi da insalata non rimangono immuni, con un +18% che fa salire il conto anche nelle preparazioni più light.
In questo scenario, la causa madre risiede nelle precipitazioni autunnali – forti, prolungate, come se il cielo avesse deciso di testare la pazienza dei risicoltori. Risultato? Ritardi, frustrazioni, campi inondati, e un’offerta che non riesce a tenere il passo di una domanda in crescita. Paradossale: il mercato esige, ma i terreni rispondono a fatica. Le raccolte tardano, e quando si riesce a portare a casa qualcosa, i chicchi arrivano bagnati, spenti, compromessi. Come se ogni goccia in più fosse una lama sul raccolto.
I problemi però non finiscono sotto il cielo, ma si estendono a terra. Rispetto all’anno scorso, i campi coltivati calano vertiginosamente: -18,7% per l’Arborio, -9,5% per il Carnaroli. Numeri a certificare segnali di resa dei coltivatori che, stremati, cedono terreno a coltivazioni più prevedibili. Per chi non si arrende, restano condizioni a dir poco incerte: 100 grammi piantati oggi, restituiscono in media 25-30 grammi di chicchi; un divario enorme, che pesa su tutti gli attori della filiera, dai produttori ai consumatori. L’essiccazione dei chicchi, poi, con tempistiche alterate, ha costi proibitivi che si scaricano lungo tutta la linea.
Eppure, nonostante tutto, la domanda estera non cala: le esportazioni sono in crescita. Germania e Spagna, in testa, mostrano un appetito mai sazio per il nostro riso, con il commercio di semilavorati e riso lavorato in costante aumento, con una crescita del 12% nel primo semestre del 2024. Più che un’opportunità, però, è una pressione aggiuntiva su un sistema già al limite.
A questo si aggiunge un altro paradosso: mentre le esportazioni vanno, le importazioni scendono. I risoni importati calano del 62%, i risi semigreggi del 27,5%. Se da una parte la riduzione delle importazioni potrebbe sembrare una notizia positiva, in realtà aumenta la dipendenza dal prodotto locale, limitando le scelte e amplificando le ripercussioni sui prezzi al consumatore finale.
Ma da dove parte questa crisi? Chi vive la risicoltura sa che il problema non è nato ieri. Quest’anno la pioggia ha dettato ritmi e condizioni, ma nella stagione 2022 era stata la siccità a rendere impossibile la semina nei tempi corretti. I campi della Lomellina e di Pavia non sono riusciti a seguire i ritmi della natura: troppe piogge in primavera hanno spinto molti coltivatori a seminare in ritardo, rimandando il tutto da metà aprile a metà maggio. Poi, una parziale ripresa in estate aveva illuso, salvo essere spazzata via dal maltempo tra settembre e ottobre. E così, ancora una volta, il riso si trova fuori tempo massimo. E, purtroppo, anche fuori mercato per chi vede i costi moltiplicarsi.
La produzione soffre, le rese calano, ma le esigenze di mercato rimangono. In teoria, esisterebbero strategie a lungo termine, ma è il terreno, non il desiderio, a parlare chiaro. Il riso è un gioco di tempistiche perfette: ogni settimana ha il suo ruolo, e ogni ritardo crea effetti a catena che nessun piano strategico può davvero risolvere a breve. Se due anni fa si era fatto i conti con la siccità, oggi il nemico è il diluvio. E per il prossimo anno? Non c’è soluzione certa.
Mentre le rilevazioni nazionali tentano di fare luce sulla situazione, le difficoltà in campo restano, gli aumenti di costo si fanno implacabili. Anche se l’ironia potrebbe suggerire che con tutta quest’acqua il riso sarebbe già pronto per la cottura, la realtà è che non c’è nulla di leggero in un’annata così difficile.