25 Aprile 2025
07:28
30 anni fa la prima endoarteriectomia polmonare al San Matteo di Pavia
PAVIA – Più di trent’anni fa veniva eseguita la prima endoarteriectomia polmonare (EAP) in un paziente 34enne, che da allora ha condotto una vita assolutamente normale. Da quell’11 aprile 1994, il Centro della Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo, che ha come responsabile il professore Andrea Maria D’Armini, ne ha eseguite quasi 1.400; di queste, il 4,8 per cento su pazienti provenienti dall’Estero. Il San Matteo è Centro di riferimento nazionale per il trattamento chirurgico dell’ipertensione polmonare cronica tromboembolica (IPCTE), con pazienti che afferiscono da tutto il territorio nazionale; nonché uno dei cinque centri al mondo con le casistiche più numerose e in grado di effettuare questo delicatissimo intervento chirurgico anche nei pazienti più complessi. Gli altri quattro centri sono a San Diego (California, USA), dove la tecnica originaria è nata, Cambridge (UK), Parigi (Francia) e Bad Nauheim (Germania). Negli anni, oltre ai pazienti provenienti da altre regioni italiane, il 73 per cento dei pazienti operati è extra-regione Lombardia, è cresciuto anche il numero dei pazienti provenienti da paesi esteri: sono il 4,8 per cento (66). Nei primi 25 anni di attività solo l’1,3 per cento (12) di interventi di endoarteriectomia polmonare è stato eseguito in pazienti inviati al San Matteo da strutture sanitarie estere. Negli ultimi 5 anni, invece, il riferimento da Paesi dell’Unione Europea è considerevolmente aumentato; nel biennio 2023-2024, a fronte di 155 EAP eseguite, il 21,3 per cento (33) ha riguardato pazienti provenienti dall’estero.
“La maggior parte dei pazienti, provenienti dall’Estero, arriva dalle Strutture sanitarie della Romania – commenta Andrea Maria D’Armini, responsabile del Centro chirurgia ipertensione polmonare. Attualmente sono sette i centri invianti, quattro cardiologie e tre pneumologie, distribuite su tutto il territorio nazionale rumeno. Al nostro centro sono stati inviati pazienti anche da strutture sanitarie di altri Paesi, tra i quali Albania, Grecia, Cipro, Malta, Bulgaria e Kosovo, tutte nazioni dove questo intervento non viene eseguito”.