18 Novembre 2025
05:49
Inflazione, Pavia tra le province più virtuose della Lombardia. Il nuovo quadro dell’Unione Consumatori
PAVIA – La fotografia scattata dall’Unione Nazionale Consumatori sui dati Istat di ottobre 2025 restituisce l’immagine di un Paese che continua a muoversi a velocità diverse sul fronte dell’inflazione. Le città italiane mostrano andamenti spesso divergenti, con alcune realtà alle prese con rincari significativi e altre che, al contrario, vivono un periodo di maggiore stabilità.
In questo scenario, la provincia di Pavia si distingue per la sua tenuta. Qui l’aumento del costo della vita è stato contenuto e si traduce in un aggravio di 242 euro l’anno per una famiglia media, con un’inflazione pari allo 0,8%. Un dato che colloca il territorio pavese nella parte bassa della classifica nazionale, al 53° posto, sensibilmente al di sotto della media italiana che, nello stesso periodo, segna 301 euro di rincaro e un’inflazione dell’1,2%.
Il risultato acquista un valore ancora più significativo se confrontato con il contesto lombardo. La Lombardia, nel suo insieme, mostra un incremento medio della spesa annua pari a 354 euro, più elevato rispetto a quello registrato a Pavia. All’interno della regione, infatti, Pavia risulta tra le realtà meno esposte all’inflazione insieme a Bergamo e solo Lodi riesce a fare meglio. Province come Milano, che guida la classifica regionale con un aumento di 430 euro, oppure Mantova, Como e Varese, si collocano invece molto più in alto, con rincari sensibilmente superiori rispetto a quelli del Pavese.
Se si allarga lo sguardo al resto d’Italia, il confronto diventa ancora più evidente. La città che registra i maggiori aumenti è Siena, dove l’inflazione ha raggiunto il 2,8% traducendosi in una stangata da 757 euro l’anno per famiglia. Subito dietro si posizionano Bolzano, con 630 euro in più, e Pistoia, che tocca i 568 euro. Anche in altre aree del Centro-Nord l’andamento dei prezzi è particolarmente vivace, come nel caso di Belluno, Cosenza, Udine o Rimini, tutte realtà che superano abbondantemente i 450 euro di aumento annuo.
All’estremo opposto della classifica, invece, si trova Campobasso, che con un’inflazione dello 0,1% registra appena 24 euro di rincaro. Trapani, Vercelli, Brindisi e Sassari mostrano anch’esse incrementi molto contenuti, in un quadro che ancora una volta evidenzia una forte disomogeneità nella dinamica dei prezzi lungo la penisola.
Un andamento simile emerge anche sul fronte regionale. Il Trentino-Alto Adige si conferma l’area più costosa d’Italia, con un aumento annuo di 464 euro, seguito da Friuli Venezia Giulia e Veneto. La Puglia, pur registrando l’inflazione più elevata tra tutte le regioni (+2,1%), presenta un rincaro annuo leggermente inferiore, pari a 400 euro. Molise, Sicilia e Sardegna, invece, figurano come le regioni più convenienti, con aumenti che rimangono ben al di sotto della media nazionale.
Nel complesso, il quadro tracciato dall’Unc mette in luce un’Italia a macchia di leopardo, dove la pressione inflazionistica varia in base ai territori e alle specificità economiche di ogni area. In questo contesto eterogeneo, Pavia si conferma una delle province più stabili, caratterizzata da una crescita dei prezzi moderata e da un impatto relativamente contenuto sul bilancio delle famiglie.