8 Gennaio 2022
14:00
“Vietti” e “Mangiapan”: le orchestrine violinistiche d’Oltrepò Pavese
PROVINCIA DI PAVIA – L’area compresa fra il Po, la Val di Nizza e la Val Tidone è stata nei primi del ‘900 la culla dei complessi musicisti dediti alla musica da ballo, le orchestrine d’Oltrepò. Il loro repertorio mutò in breve tempo nelle indimenticabili danze di gruppo della tradizione pavese, ancora oggi riprodotte nei borghi rurali delle valli d’Oltrepò.
Secondo alcuni fonti storiche questa consuetudine musicale si radicò già dall’Ottocento in seguito ai “capricci” della marchesa Malaspina, stufa del ridondante suono delle cornamuse. La nobildonna infatti ingaggiò per il carnevale di Bobbio del 1805 un gruppo di violinisti vogherese; i musicisti raggiunsero il paese piacentino in sella ai propri asini. Da lì in poi, in tutta l’area compresa tra il Po e la Val di Nizza, la musica popolare si propagò, eseguita da gruppi violinisti che spaziavano dalla piccola orchestra ingaggiata per il ballo a palchetto, fino a raggruppamenti estemporanei. Le esibizioni si svolgevano in vari momenti dell’anno come le festività religiose, il carnevale oppure il ballo d’inverno, spesso organizzato all’interno delle stalle.
Le orchestrine d’Oltrepò: formazione e consuetudine
Le orchestre migliori erano formate da due o tre violini, due flauti, la viola, il violoncello e il contrabbasso. La formazione dell’orchestra poteva però limitarsi anche in due soli violini, chitarra (spesso coi bassi volanti) e violone, un particolare bassetto a tre corde. A volte la formazione era ridotta al minimo indispensabile e comprendeva solo il violino e la chitarra, oppure il violino e il “viulon”.
Le orchestre della pianura, come i “Vietti”, I “Barbialen” o i “Mangiapan”, gruppi che spesso prendevano il nome dalla famiglia che ne costituiva il nucleo principale, raggiunsero in quel periodo una discreta fama locale. Sparirono però nel secondo dopoguerra. È stato possibile ricostruire un’intera tradizione locale e musicale grazie agli ultimi suonatori della collina, in particolare di Zavattarello, e alle importanti ricerche storiche di Citelli e Grasso. Luigi Bonini di Moline e Pierino Comaschi di Zavattarello hanno fornito lunghi racconti sulla loro esperienza di musicisti attivi nella zona dall’inizio del secolo degli anni ’70 e tramandato il loro repertorio, di cui rimane testimonianza in alcuni CD. Uno di questi si intitola “Canti e musiche dell’Appennino Pavese”.
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