Autore Redazione
venerdì
14 Gennaio 2022
11:00
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Vivere il Pavese - Pavia

San Felice: storia dell’ex monastero pavese benedettino

San Felice: storia dell’ex monastero pavese benedettino

PAVIA – Il santo di oggi è San Felice da Nola, la cui storia è risalente alla seconda metà del III secolo. In vita, San Felice fu un nobile imprigionato e liberato da un angelo che lo portò su un monte per salvare il Vescovo di Nola, provato dalla fame e dal freddo. Punto di riferimento per i suoi concittadini durante la persecuzione degli “infedeli”, venne perseguitato proprio da loro e nuovamente liberato grazie all’intervento divino. Ciò gli consentì di passare tra i nemici senza essere visto, coperto da ragnatele dalla divina Provvidenza.

San Felice e l’ex monastero di Pavia

Pavia ospita un ex monastero dedicato a San Felice , eretto nella zona dell’attuale Dipartimento di Scienze Economiche dell’Università. Le origini di questo Monastero risalgono all’anno 760, chiamato comunemente Monastero della Regina. Il nome San Felice al complesso venne attribuito solo intorno al 1000. Fu soppresso nel 1785 e a partire dal 1793, l’edificio fu utilizzato come orfanotrofio.

Nei secoli centrali del medioevo (IX-XII) il monastero ha ricevuto numerose donazioni imperiali e diplomi di immunità da parte degli imperatori Ottone III, Enrico II, Corrado II, Enrico IV. Nel diploma imperiale di Enrico II del 7 maggio 1014 il monastero risulta possedere beni sul Lago Maggiore, a Coronate, Voghera, Travacò Siccomario, Pieve Porto Morone e Tromello.

Durante i secoli XII-XIII le proprietà terriere del monastero risultano concentrate nei dintorni di Pavia, nel Siccomario e presso la località di Pieve Porto Morone. Nel 1399 il monastero conta sette monache, nel 1460 venti, mentre nel 1460 il suo reddito annuo complessivo ammonta a 400 fiorini d’oro. Nel secolo XVIII nuovi terreni vengono acquisiti nelle località di Vaccarizza, Pieve Porto Morone, Pavia, Soncino, Casarile e Binasco. Infine, nel 1778, la rendita liquida ammonta a 34.000 lire con sessanta monache a pieno organico.

Il complesso monumentale e i rogiti di Griffi

La parrocchia di S. Felice è citata nel 1250 nei documenti concernenti l’estimo pavese del secolo XIII; è elencata tra le parrocchie di Porta Palatii nelle Rationes decimarum del 1322-1323. Compare, poi, nei rogiti del cancelliere episcopale Albertolo Griffi degli anni 1370-1420.

Oggi dell’antico monastero rimangono lo stupendo chiostro cinquecentesco e la chiesa. Durante alcuni restauri vennero portate alla luce diverse tombe delle monache, alcune tuttora visibili in un’apertura del pavimento, sepolture datate tra l’VIII e il IX secolo. La chiesetta è attualmente adibita a sala di lettura per gli studenti dell’Università di Pavia.

Immagine di Roberta Mastretta

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