31 Ottobre 2022
17:32
L’appello dei cittadini ucraini. “Cancellate le opere russe dalla stagione della Scala”
MILANO – Una lettera appello al sindaco di Milano e presidente della Fondazione Teatro alla Scala, Giuseppe Sala, per invitare il teatro a ripensare la rappresentazione di opere e spettacoli russi nella stagione 2022-2023. È quanto si chiede in un appello firmato da alcuni cittadini ucraini e da 23 associazioni italo-ucraine per sostituire gli spettacoli russi al Teatro alla Scala. Inclusa la Prima del prossimo 7 dicembre, in cui è prevista l’opera ‘Boris Godunov’ di Musorgskij, ispirata all’omonimo testo di Puskin. Nell’appello, pubblicato anche su Change.org, si sottolinea che “mentre in Ucraina venivano tirati fuori dalle fosse di Izyum i corpi di civili (…), dal 14 al 25 settembre al Teatro alla Scala di Milano andava in scena il balletto russo ‘Onegin'”.
Nella lettera si sottolinea che i media russi “stanno dando ampio risalto al fatto che la Scala aprirà la stagione con un’opera russa, strumentalizzando il fatto a fini propagandistici”. I russi “sono convinti che il Paese venga percepito come portatore della loro grande cultura, che la politica di Putin sia condivisa dalla maggioranza dei popoli e che si oppongono a Putin solo i politici che rappresentano quel cattivo Occidente che vuole distruggere la Russia”, si legge.
“Nessuno può vietare né la lingua né la cultura di un qualsiasi popolo, soprattutto in una società democratica, e noi, ucraini, condividiamo questo concetto di civiltà”, si legge ancora: “Ma perché le opere di Wagner non furono riprodotte in Israele per decenni in segno di rispetto delle vittime dell’Olocausto?”. L’appello si conclude con la considerazione che, quando la guerra sarà terminata e la Russia stessa sarà diventata un Paese libero, “la stessa opera ‘Boris Godunov’ potrà diventare un simbolo antimperialista per la nuova Russia libera e rigenerata. Ma oggi, nel 2022, il suono della musica di Čajkovskij e di Musorgskij riportano alle rovine di Mariupol(…)”.
Immagine di Jean-Christophe BENOIST by WikiCommons