3 Marzo 2023
12:35
L’ippopotamo dei Gonzaga nell’arte e quell’aneddoto sulla tela di Rubens
PAVIA – L‘ippopotamo dei Gonzaga, conservato nelle sale di Kosmos, è uno dei reperti più noti e importanti del museo di storia naturale di Pavia. Prima di arrivare a Pavia, secondo le dicerie, l’ippopotamo era rimasto orfano del suo “cavaliere” di Mantova Rinaldo de’ Bonacorsi, disperso nel 1707. Si crede che l’animale fosse uno dei due giunti a Mantova dall’Egitto nel 1603 e cacciati dal medico Federigo Zerenghi.
Ma oggi vogliamo raccontarvi un particolare aneddoto artistico che lega l’ippopotamo dei Gonzaga ad uno dei pittori fiamminghi più famosi della storia dell’arte: Peter Paul Rubens. Fu lui a dipingere una tela intitolata “Caccia al coccodrillo e all’ippopotamo”, oggi custodita all’Alte Pinakothek di Monaco di Baviera. Nel dipinto, al centro della composizione scenica, si trova proprio l’ippopotamo, che Rubens poté vedere di persona a Mantova nei primi anni del 1600, quando era attivo alla Corte dei Gonzaga.
Come riportato da più fonti, si pensa che Rubens, folgorato al maestoso animale, lo abbia ritratto in alcuni schizzi e appunti grafici durante il soggiorno a Pavia e che qualche anno dopo, nel 1615, abbia trasformato questi appunti in una grande tela commissionatagli da Massimiliano I, primo elettore e Duca di Baviera, imparentato con i Gonzaga. La scelta di questo soggetto così particolare, ovvero la caccia al coccodrillo e all’ippopotamo, si deve al fascino per l’esotico e per tutto ciò che arrivava da lontano; un desiderio comune nei salotti dell’epoca.
Nel dipinto di Rubens la presenza dell’ippopotamo dei Gonzaga è centrale: la sua bocca è posta in primissimo piano e l’anatomia dell’animale nel quadro presenta evidenti analogie con il referto naturalistico conservato oggi presso il Museo Kosmos di Pavia. Secondo alcune pagine di un’opera del 1980, Rubens aveva un interesse particolare per la pratica della zoologia e potrebbe aver trovato ispirazione proprio nella presenza dell’ippopotamo dei Gonzaga a Mantova.
Nonostante fosse un pittore illuminato e di grande talento, Rubens non poté rimanere indifferente al fascino di un animale così maestoso come l’ippopotamo, soprattutto considerando che nel 1600 non c’erano gli strumenti che abbiamo oggi per poter vedere e immaginare animali che non conosciamo direttamente. Nonostante gli oltre 400 anni d’età, l’ippopotamo è ancora in ottima “salute” ed è uno degli esemplari animali conservati attraverso una tecnica diversa dall’imbalsamazione, le cosiddette “tassidermie”, più antiche attualmente conosciute.
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