Autore Redazione
lunedì
27 Marzo 2023
12:13
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Vivere il Pavese - Lombardia - Pavia

Lombardia, oltre 15.200 dipendenti in meno negli enti locali dal 2009 al 2021

Lombardia, oltre 15.200 dipendenti in meno negli enti locali dal 2009 al 2021

LOMBARDIA – In Lombardia gli enti locali stanno perdendo sempre più personale. Secondo i dati della Ragioneria Generale dello Stato, dal 2009 al 2021, il numero di dipendenti nei comuni, unioni di comuni, province, camere di commercio e regione è sceso da 76.536 a 61.289, con una diminuzione complessiva di 15.247 unità (-19,92%). Solo nel 2021, tuttavia, si è registrata una piccola inversione di tendenza rispetto all’anno precedente, con un aumento di 370 unità (+0,61%).

La bha espresso preoccupazione per la situazione e ha rimarcato come le retribuzioni per le professionalità necessarie all’attuazione dei piani del Piano nazionale di ripresa e resilienza, siano basse rispetto al settore privato. Il che renderebbe il posto pubblico poco attrattivo per i lavoratori. Inoltre, gli enti locali sono oberati di sempre maggiori incombenze, con un numero sempre più ridotto di dipendenti e un’età media che supera i 50 anni.

La Lombardia, con i suoi quasi 10 milioni di abitanti, ha un rapporto dipendenti funzioni locali/abitanti ben sotto la media nazionale e si colloca al quintultimo posto tra le regioni italiane. La situazione è grave in tutte le province lombarde; l’indice di ognuna di esse è infatti sotto la media nazionale.

Il segretario della Fp Cgil Lombardia, Dino Pusceddu, ha dichiarato che è urgente e necessario un piano straordinario di assunzioni, oltre a una valorizzazione del posto pubblico sotto il profilo economico e di riconoscimento sociale. “La situazione è grave, tutte le province lombarde, pur con le loro differenze, sono sotto la media . La nostra preoccupazione cresce considerando che quest’anno abbiamo notizia di concorsi che stanno andando deserti: le retribuzioni, soprattutto per le professionalità necessarie all’attuazione dei piani del Piano nazionale di ripresa e resilienza, sono basse rispetto al settore privato e il posto pubblico è diventato poco attrattivo”.

“Gli enti locali – spiega Pusceddu – sono stati oberati di sempre maggiori incombenze, gravanti sulle spalle di lavoratrici e lavoratori che, non solo sono a ranghi sempre più ridotti ma con un’età media di oltre 50 anni (il 58,76%). Con i prossimi pensionamenti, i servizi rischiano la paralisi. Per non dire dei progetti legati, appunto, al Pnrr”.

Per Pusceddu, accanto a “un piano straordinario di assunzioni è urgente e necessaria anche una valorizzazione del posto pubblico sotto il profilo economico e di riconoscimento sociale. Bisogna promuovere il posto pubblico a partire da scuole e università, in modo da far conoscere e far valere il fondamentale ruolo dei servizi pubblici erogatori di diritti di cittadinanza che la Costituzione affida alle lavoratrici e ai lavoratori delle pubbliche amministrazioni. Senza di loro non ci sono servizi e senza servizi le comunità locali sono più povere: questo soprattutto nelle zone montane, dove le difficoltà di assunzione si fanno sentire in modo particolare”.

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