Autore Redazione
sabato
5 Febbraio 2022
15:47
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Politica - Acqui Terme

Molinari su chiusura Grand Hotel di Acqui: “Sinistra versa lacrime di coccodrillo. Lega contraria a privatizzazione”

Molinari su chiusura Grand Hotel di Acqui: “Sinistra versa lacrime di coccodrillo. Lega contraria a privatizzazione”

ALESSANDRIA – Anche l’onorevole Riccardo Molinari è intervenuto sulla chiusura del Grand Hotel di Acqui Terme: “Gravissimo l’ennesimo episodio della vicenda Terme di Acqui, con la proprietà (privata) della struttura che annuncia la prossima chiusura del Grand Hotel: con la perdita di circa trenta posti di lavoro, e un enorme punto interrogativo sul futuro di tutto il comparto termale della città“.

Il capogruppo della Lega alla Camera ha ritenuto “altrettanto grave, e ipocrita, che il centro-sinistra acquese e piemontese, che ha fortemente voluto l’ingresso di un socio privato di maggioranza nel complesso Terme di Acqui, ora finga di stracciarsi le vesti, e pianga lacrime di coccodrillo”. Molinari ha poi ricordato che “la Lega si è sempre opposta alle richieste di privatizzazione del Partito Democratico durante la giunta Cota, quando io ero consigliere regionale e Roberto Molina presidente delle Terme. Appena cambiata la maggioranza, Chiamparino non ci ha pensato due volte a vendere le quote, e questo oggi è il risultato“.

Il leghista ha poi aggiunto: “Non era difficile capire, già all’epoca, quali sarebbero stati i rischi di un’uscita quantomeno precipitosa e mal ponderata della Regione Piemonte dalla società delle Terme di Acqui. Ora che i buoi sono usciti dalla stalla il centro sinistra esprime immediata solidarietà ai lavoratori, ma questa è ipocrisia. Se non si investe seriamente su un territorio, serve a poco lamentarsi poi quando certe situazioni di crisi diventano eclatanti. Sottoporrò immediatamente la questione ai Ministri competenti, ma rimane l’amarezza di constatare che dopo che il centro destra, ai tempi di Ghigo, aveva investito pesantemente sulle Terme il centro sinistra ha deciso di svenderle ai privati, distruggendo ogni prospettiva di sviluppo di Acqui e dell’Acquese.

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