Autore Redazione
lunedì
26 Dicembre 2022
09:16
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Politica - Tortona

A Castelnuovo Scrivia stop al consumo di suolo, sindaco: “Si utilizzino aree e capannoni disponibili”

A Castelnuovo Scrivia stop al consumo di suolo, sindaco: “Si utilizzino aree e capannoni disponibili”

CASTELNUOVO SCRIVIA – L’Unione Bassa Valle Scrivia, che per delega ha l’urbanistica del Comune di Castelnuovo Scrivia, ha approvato una variante al Piano regolatore relativa a una possibile espansione dell’area industriale fermando di fatto il consumo di suolo. Sono stati ridotti gli indici: la copertura passa dal 50% al 30%, l’altezza dei fabbricati da 15 metri a 12, la superficie a verde alberato minima dovrà essere pari al 25% della superficie fondiaria e quella filtrante pari al 35%. E dovrà essere creata una cortina di alberi ad alto fusto per l’intero perimetro aziendale Si tratta di una decisione rivoluzionaria in tempi in cui soprattutto il commercio elettronico disegna nuove geografie e consuma suolo.

“La Pianura Padana, uno dei luoghi con l’aria più inquinata al mondo, è diventata una grande piattaforma logistica, che serve anche il mercato europeo. Tra Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto, centinaia di ettari di suolo agricolo vengono trasformati per realizzare poli logistici. È vero, la logistica crea posti di lavoro, anche se spesso sono precari e non qualificati, fonte di conflittualità crescente per le scarse tutele”.

Una recente ricerca di EBiComLab, il centro studi sul terziario di Treviso, ha analizzato l’impatto socio occupazionale di sette centri di distribuzione e smistamento Amazon nel Nord Italia, evidenziando che, rispetto al numero di assunzioni all’apertura, poco più del 30% dei posti di lavoro è stato confermato già nei primi anni di attività. A Castel San Giovanni, in provincia di Piacenza, il polo esiste dal 2011 e oggi occupa appena il 20,7% dei lavoratori che aveva dieci anni fa.

“Abbiamo portato questa variante – dice il sindaco Gianni Taglianiper due motivi, molto semplici: il primo è che nell’area industriale già urbanizzata sono ancora disponibili 6 lotti per un totale di 50 mila metri. Il secondo è che accanto all’area industriale c’è tutta la superficie, già urbanizzata, cementificata e con capannoni da abbattere e bonificare di altri 100 mila metri di proprietà dell’Acerbi che ha chiuso definitivamente i battenti e quindi può sfruttare utilmente tutta questa superficie. A fronte quindi di 150 mila metri già urbanizzati e utilizzabili sin da subito che necessità c’è di consumare ancora suolo e terreno fertile? Per questo la scelta è di un consumo responsabile di terreno fertile prediligendo le aree già individuate e urbanizzate ma non ancora completate. Diciamo quindi stop a centinaia di ettari di campi agricoli cementificati per costruire poli logistici a supporto del commercio elettronico quando sono disponibili spazi già urbanizzati. Ricordo – conclude il sindaco – che con il Pnrr l’Italia si impegnata ad approvare una legge a protezione del suolo, non solo a ricevere milioni di euro dall’Europa. Utilizzare le aree già urbanizzate e così destinate, quelle dismesse e quelle cementificate una delle soluzioni per riabituarsi a “governare” il territorio superando le ritrosie e i timori. In effetti sempre più spesso ci troviamo di fronte a importanti gruppi finanziari ed economici che operano in maniera quasi completamente autonoma e autoreferenziale, attivando progetti e operazioni immobiliari anche di grande rilevanza, senza alcuna attenzione o cura di ciò che il territorio prevede ed è in grado di sostenere. L’approccio è quasi sempre il medesimo: io, soggetto privato, ho un progetto importante, ho le risorse finanziarie per attuarlo, tutto ciò apporterà “crescita e sviluppo” al territorio, aumenterà significativamente l’occupazione e incrementerà la potenzialità demografica; tu, soggetto pubblico (Comune, Provincia, Regione, Stato), non puoi dire di no… e ti dirò di più, mentre realizzerò ciò che a me interessa, ti asfalto un po’ di strade, ti costruisco un impianto sportivo o un parcheggio, ti pago le luminarie natalizie, e quant’altro”. 

In realtà gli strumenti amministrativi di governo dei processi, l’abbiamo già detto, esistono. Ma non sono aggiornati, soprattutto sul consumo del suolo, sulla mobilità, sulla transizione energetica, sul ruolo decisivo delle attività dell’uomo nel riscaldamento globale. Nell’opinione pubblica dovrebbe esserci una consapevolezza diffusa che l’uomo è direttamente responsabile degli sconvolgimenti climatici che sono sotto gli occhi di tutti. Bisogna quindi riabituarsi a “governare” appunto questi processi, a superare le ritrosie e i timori. Non bisogna dimenticare che la gestione del territorio e del paesaggio e della loro amministrazione, insomma il “Governo del Territorio ” è un potere costituzionalmente conferito alle amministrazioni locali che devono attuarlo nei modi più attenti e vantaggiosi per tutti perché – è bene ricordarlo – il territorio è un bene finito (il suolo una volta “consumato” non è più convertibile alla naturalità) ed è un bene comune pubblico. Ciò significa compiere delle scelte. Che possono anche essere divisive ma i tempi degli equilibrismi, delle strizzate d’occhio o delle convenienze politiche, di amicizia e di immagine per quanto riguarda il Comune di Castelnuovo Scrivia sono finiti”. 

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