12 Dicembre 2016
14:52
“La Borsalino non può fallire”: lavoratori, sindacati e istituzioni uniti per salvare il cappellificio
ALESSANDRIA – “Siamo noi, il cappello Borsalino siamo noi.” Le note di uno dei tanti cori intonato dai 130 lavoratori della Borsalino sotto al Palazzo Comunale di Alessandria sono le stesse di quando una squadra di calcio vince il campionato ma per i dipendenti dello storico cappellificio di Alessandria non c’è nulla da festeggiare. La sentenza del Tribunale di Alessandria che ha revocato l’ammissione dell’azienda al concordato preventivo è stata una doccia fredda per gli impiegati del reparto produzioni, rifinitura, commerciale dello storico cappellificio, riuniti questo lunedì mattina in assemblea sindacale e poi sotto il Comune di Alessandria per gridare a voce alta la loro incredulità. Accolti nella sala del Consiglio Comunale, messa a disposizione anche nel prossimo futuro per eventuali aggiornamenti tra le parti, i dipendenti e i sindacati hanno poi ascoltato le voci delle istituzioni, vicine alla situazione e impegnate per scongiurare il pericolo del fallimento.
“La Borsalino è un’azienda cardine del nostro territorio e della nostra identità, un’azienda che è l’orgoglio del nostro passato, ma anche l’opportunità per il nostro futuro” ha sottolineato il sindaco di Alessandria Rita Rossa. Il primo cittadino ha annunciato la volontà di convocare il prima possibile i tre componenti del Consiglio di Amministrazione della Borsalino, Marco Moccia, Saverio Canepa e Raffaele Grimaldi, di presentare la situazione al Prefetto di Alessandria, Romilda Tafuri e di incontrare l’assessore regionale alle Attività Produttive De Santis, muovendo “tutti i passi necessari per mantenere lo stabilimento a Spinetta, salvaguardare i posti di lavoro. Al netto dell’indipendenza della magistratura, sarebbe però delittuoso pensare di aprire una procedura fallimentare per una azienda che ha un piano aziendale serio, che è tornata “in bonis” e con un investitore che ha garantito 15 milioni di euro e incrementato il fatturato.”
“Philippe Camperio è un imprenditore giusto e paziente” ha sottolineato il presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria Pierangelo Taverna “e se lui stesso sarà d’accordo e se la sente di andare avanti può essere riattivato un nuovo concordato. I dipendenti, poi, possono eventualmente tutti insieme fare ricorso in Cassazione dopo la sentenza del Tribunale. Come Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria siamo a disposizione per dare una mano nel sostenere le spese. La Borsalino è una azienda abbandonata a se stessa da troppo tempo e non deve fallire. Non vi lasceremo soli” ha concluso Taverna rivolto ai lavoratori.
Presenti al confronto con i dipendenti anche i deputati Cristina Bargero e Fabio Lavagno. “Martedì sarò a Roma e attiverò subito un canale di comunicazione col ministero dello Sviluppo Economico e col ministero della Giustizia, compatibilmente con il momento delicato in atto a Palazzo Chigi ma non possiamo perdere un insediamento così importante come la Borsalino” le parole della Onorevole Bargero, del Partito Democratico. “Un altro atto automatico da parte nostra” ha aggiunto Fabio Lavagno “sarà mettere a punto una interrogazione parlamentare.”
“A differenza di Philippe Camperio il cda della Borsalino non ha percepito la responsabilità nei confronti dei lavoratori” ha aggiunto Elio Bricola, sindacalista della Uiltec Uil “è giusto, poi, che la magistratura colpisca chi ha fatto abusi ma occorre rendersi conto che c’è un grande problema sociale.”
“Abbiamo chiesto al cda della Borsalino un confronto urgente nella sede di Confindustria” ha sottolineato Maria Iennaco della Filctem Cgil “il giudice ha agito su numeri oggettivi ma occorre scongiurare l’istanza di fallimento.”