Autore Redazione
lunedì
18 Novembre 2019
01:00
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Musica

Il 22 novembre esce Jimi Hendrix – Songs For Groovy Children

Il 22 novembre esce Jimi Hendrix – Songs For Groovy Children

Il 22 novembre esce Jimi Hendrix – Songs For Groovy Children: The Fillmore East Concerts,due imperdibili cofanetti in CD e vinile che raccolgono le quattro storiche performance di Hendrix insieme alla Band of Gypsys al Fillmore East – mixate da Eddie Kramer. Nel corso di quattro straordinari anni, Jimi Hendrix aveva impresso il suo timbro indelebile nella musica popolare ad una velocità mozzafiato. Oltre alle esibizioni di gran successo al Monterey Pop ed a Woodstock, i leggendari concerti al Fillmore East rappresentarono la svolta decisiva della sua radiosa carriera così piena di  infinite possibilità. L’impatto rivoluzionario che Jimi Hendrix, Billy Cox e Buddy Miles ebbero nella definizione della musica Rock, R&B e Funk può essere infatti ricondotta a questi quattro concerti avvenuti nel corso di due serate memorabili. Alcune tracce di quelle esibizioni furono incluse per la prima volta in Band of Gypsys, che conteneva ben sei delle canzoni eseguite ai due concerti del 1° gennaio 1970, tra cui “Machine Gun”, fulcro dell’album. Pubblicato poi nell’aprile 1970, Band of Gypsys aveva sfidato e sorpreso i fan di Jimi con i suoi arrangiamenti e con un vibrante mix di rock e soul.

A giugno del 1969, al culmine della sua fama, The Jimi Hendrix Experience chiudeva un capitolo musicale importante. Prima che la risonanza di quel successo terminasse, Hendrix riunì un nuovo ensemble per esibirsi a Woodstock nell’agosto dello stesso anno. Un nuovo capitolo si aprì così quando Hendrix introdusse Gypsy Sun e Rainbows: questo ampio gruppo includeva l’amico di lunga data Billy Cox al basso, con cui aveva stretto amicizia ai tempi in cui prestarono servizio nella 101a divisione Airborne in Kentucky (1962). La formazione di Woodstock ebbe vita breve; dalle sue ceneri emerse in ottobre un nuovo trio che Hendrix soprannominò ‘Band of Gypsys’, composto dal bassista Cox e dal batterista Buddy Miles, che contribuì anche alla voce occasionalmente. Hendrix, ispirato così dalla sua nuova collaborazione, approfittò di questo rinnovamento creativo scrivendo nuovi brani come “Power Of Soul”, “Burning Desire” e lo straordinario “Machine Gun”.

Le esibizioni live raccolte in questo cofanetto rappresentano una serie di quattro concerti al Fillmore East di Manhattan – due risalenti alla vigilia di Capodanno del 1969 e due al Capodanno del 1970 – ciascuno dei quali programmato proprio per delle registrazioni professionali. Hendrix aveva fatto sold out al Madison Square Garden solo nove mesi prima, ma il Fillmore East era stato scelto per uno scopo diverso: molto prima di diventare famoso, l’artista aveva firmato quello che pensava fosse l’accordo per una uscita singola di un album di studio nell’ottobre del 1965. Sfortunatamente, l’accordo firmato con PPX Industries prevedeva i suoi servizi per un periodo di tre anni e, non essendo più disposto ad avere le mani legate, Hendrix accettò un accordo legale in base al quale Capitol Records avrebbe avuto i diritti di distribuzione del suo album successivo. Nell’autunno del 1969, Capitol e PPX insistettero entrambi per la consegna di un album ed Hendrix decise di dare loro un live. Per quanto stressante fosse stato questo obbligo legale per il chitarrista, il risultato finale fu un vero trionfo artistico. Fedele alla sua imprevedibilità, Hendrix aveva aperto i quattro spettacoli con un set di undici esecuzioni magistrali del tutto inedite: nuove emozionanti canzoni come “Izabella”, “Ezy Ryder” e “Burning Desire” entusiasmarono il Fillmore completamente sold-out. Jimi avrebbe arricchito poi i restanti tre spettacoli con rivisitazioni di “Stone Free”, “Purple Haze” e “Fire”, che furono inseriti in seguito nell’album “Machine Gun”. Alla fine di gennaio 1970, la band era così entrata nella storia con la sua miscela di Funk, Rock e Soul, e confermò il suo profondo impatto sulla musica popolare. Tra i devoti di spicco figuravano i pionieri del funk Parliament-Funkadelic, Curtis Mayfield, gli Isley Brothers (con cui un tempo Hendrix stesso aveva suonato) e Bootsy Collins, sino ad arrivare all’hip-hop: innumerevoli artisti citavano infatti le straordinarie capacità di Jimi Hendrix e della sua band come profonda ispirazione per il proprio lavoro. Nella sua recensione del secondo concerto di Capodanno, il critico del Down Beat, Chris Albertson, scrisse: “Quella sua capacità di sfruttare appieno le possibilità tecniche del suo strumento, unita alla sua fertile immaginazione musicale, lo rendono un artista eccezionale“.

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