31 Dicembre 2015
10:19
Il poeta del colore. “Matisse e il suo tempo” a Torino
“Bisogna guardare tutta la vita con gli occhi di un bambino” (Matisse)
Torino durante il periodo natalizio si riveste di un’atmosfera ancora più magica ed elegante con le luminarie e le luci che illuminano le sue piazze, le sue vie, i suoi signorili palazzi, un potente richiamo che invoglia ancor più ad immergersi nella città sabauda e nelle splendide mostre, attualmente in corso alla Gam e a Palazzo Chiablese. Contenitore dell’affascinante retrospettiva di ampio respiro” Matisse e il suo tempo” é infatti Palazzo Chiablese, che attraverso un percorso cronologico, suddiviso in dieci sezioni, espone fino al 15 maggio 2016 un centinaio di opere del “poeta del colore” e di suoi contemporanei.
Un iter che propone un interessante confronto visivo tra opere di elevata caratura, una cinquantina del geniale capogruppo del fauvismo che dialogano con le poetiche e i linguaggi, di altrettanti grandi maestri del suo tempo, Renoir, Picasso, Bonnard, Derain, Mirò, Modigliani, Braque, Leger, Severini, tutte provenienti dal Centre Pompidou.
Affascina la prorompente esplosione cromatica dei quadri matissiani, i colori così puri, accesi e vitali, la polifonia e le ampie campiture cromatiche piatte, la semplificazione delle forme, l’esaltazione dei contorni neri che ‘danno’ forma. La bidimensionalità degli spazi, l’immediatezza cromatica, la poetica dei sensi, la rappresentazione delle donne in uno stile pittorico unico che ha lasciato un segno indelebile nella storia dell’arte del Novecento. Il poeta del colore, delle sensuali, esotiche odalische che attraverso le cromie dava ritmo e armonia alle forme delle sue figure appena abbozzate, esprimendo la sua visione ottimista, la sua joie de vivre, le sue emozioni attraverso le cromie.
La retrospettiva parte dagli anni venti, dagli esordi della carriera artistica del precursore dell’espressionismo astratto americano, con Moreau, e ripercorre l’evoluzione di un artista che ha attraversato le avanguardie del suo tempo, che dal fauvismo arrivò fino quasi a una scarnificazione delle figure, e a un maggiore essenzialità cromatica avvicinandosi all’astrattismo,
“Matisse e il suo tempo” punta i riflettori sul milieu, le amicizie, gli scambi artistici , le rivalità e la parte meno conosciuta, quella di scultore ( come in bronzo a cera, Venere nella conchiglia, 1920-51), e di talentuoso grafico e sviluppa anche tematiche, come quella più nota ed esotica, delle odalische e dell’atelier.
Un’interessante chiave di lettura di Henri Matisse proposta dalla curatrice, un racconto di amicizie, di dialoghi ma anche di rivalità, é la ricostruzione del contesto parigino in un tempo particolarmente fervido sotto il punto di vista artistico, un viaggio alla scoperta delle avanguardie storiche che animarono la Ville Lumiere.
Una carrellata di grandi opere dell’alchimista del colore, noto per il suo criticismo al cubismo che fino alla fine dei suoi giorni non smise di sperimentare, mantenendo uno sguardo infantile verso il mondo.
Nella sezione del fauvismo colpisce il magnetico, suggestivo sguardo di Matisse in Autoritratto (1900) dalle sfumature espressioniste, come la variopinta composizione dalle larghe pennellate dello scorcio illuminato dalla luce solare mediterranea de il Sobborgo di Colliure (1905) di Derain, opera che testimonia il forte sodalizio artistico con Matisse.
Splendida l’engmatica scomposizione del volto in più piani di Autoritratto (1912-60) di Gino Severini, a simboleggiare forse un io frammentato. Un intreccio singolare di cubismo, metafisica e futurismo, la disgregazione dello spazio dello stile cubista emerge nelle varie parti del volto.
Affascinante il Ritratto di Greta Prozor (1916), la donna seduta con le mani incrociate, il cappello e l’abito scuro, i grandi occhi scuri e intensi, raffigurata con poche linee, il colore quasi inesistente quasi a voler orientare lo sguardo del visitatore sugli occhi, sull’anima della donna.
Di Renoir Ritratto di Adele Besson (1919), dipinto molto realista e poco impressionista. La donna é ripresa leggermente di profilo, il colore del volto é molto delicato e sembra confondersi con la cromia gialla dell’abito. In Lorette con tazza di caffé (1917), la donna é morbidamente adagiata a terra, sensuale nella posa, manca il colore eccessivo e talvolta violento del fauvismo, le linee nere sembrano quasi solo tratteggiate.
Nella sezione delle odalische l’espressiva L’algerina (1909), la donna, sola, sembra essere senza tempo, nonostante l’accesa cromia, sempre armonica, colpisce l’atmosfera malinconica tipica delle donne matissiane. Anche in Odalisca con pantaloni rossi (1921) non sono tanto le forme della sensuale donna con i pantaloni rossi, adagiata all’interno di una scenografica scena d’ispirazione orientale con le decorazioni dei pantaloni e dei tendaggi alle spalle, ma la solitudine e l’aura malinconica che emana. Di un cromatismo luminoso il blu, dall’armonioso ritmo dinamico de La ballerina blu (1930) di Leger, in cui emerge la personale rivisitazione del cubismo dell’artista, ma anche la sua abilità a sintetizzare le altre avanguardie del tempo, come quella futurista.
Piccola baia di La Ciotat (1907) di Braque rappresenta in pieno il periodo fauvista con le ampie campiture di colore e la poetica solare del pittore, mentre di Picasso, inconfondibili negli spazi e nelle linee le opere cubiste come Nudo con berretto turco (1955) e Lo studio (1955). La Ragazza vestita di bianco su fondo rosso (1946), di Matisse, dalle ampie campiture, la donna adagiata sul divano indossa un abito bianco che irradia una straordinaria luminosità e stacca dalle cromie dell’interno.
Tra i capolavori di Matisse anche lo splendido musicale Icaro (1947) appartenente alle tavole colorate di Jazz, che volteggia nell’infinito in un cielo straordinariamente blu tra le stelle.
Maria Cristina Pesce Bettolo
Info e prenotazioni
011-0240113