Autore Redazione
venerdì
25 Marzo 2016
13:47
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La celebrazione della Primavera nell’arte

La celebrazione della Primavera nell’arte

Oggi la Primavera é un vino effervescente. Spumeggia il primo verde sui grandi olmi fioriti a ciuffi. Verdi persiane squillano su rosse facciate che il chiaro allegro vento di marzo pulisce. Tutto é  color di prato. Anche l’edera é illusa, la borracina é più verde sui vecchi tronchi immemori che non hanno stagione…..Ebbra la primavera corre nel sangue” (G. Carducci)

Tra i temi più ricorrenti la rappresentazione delle stagioni detiene un posto privilegiato nella storia dell’arte, in particolare la primavera fissata nei suoi aspetti di rinnovamento, di risveglio dal sonno invernale. I più grandi esponenti l’hanno interpretata con il proprio linguaggio e poetica, ispirati dalla bellezza della fioritura, dalla leggiadria dei colori a pastello, dalla luce primaverile, dalle cromie celeste del cielo, dalla rinascita della natura.

Il capolavoro che celebra per eccellenza la stagione é La Primavera di Botticelli (1482), stupenda opera del Rinascimento, conservata nella Galleria degli Uffizi a Firenze. La composizione é un bellissimo racconto allegorico,  tripudio alla primavera raffigurata attraverso la bellezza classica e la mitologia, un’iconografia dal potente fascino emozionale, che ti cattura per la bellezza e la delicatezza dei colori, dei personaggi. Il contesto é bucolico, nello sfondo, senza profondità prospettica, un aranceto, tra i rami degli alberi scorci di cielo azzurro che ‘bucano’ e fiori colorati tra i fili del tappeto erboso. In primo piano, nove personaggi, Venere al centro, un po’ più in alto rispetto alle altre figure, longilinea e flessuosa, l’ovale regolare e l’espressione dolce, il capo un po’ reclinato, sembra sospesa da terra e all’interno di una nicchia creata dai rami. La Dea dell’amore osserva le sue ancelle, le tre Grazie, figlie di Zeus e Eurinome, che personificano il benessere, la gioia di vivere, coperte da veli trasparenti danzano leggiadre intrecciando tra loro le mani. Zefiro, il dio del vento fecondatore, dalle gote gonfie, sta cercando di afferrare la sua sposa, Clori (la dea romana Flora).  Sopra Venere volteggia Cupido, pronto a scoccare i suoi strali, a sinistra  il dio Mercurio è concentrato a scacciare le ultime nuvole con un bastone. Raffinata e splendida è la figura della  Primavera con la corona di fiori sul capo che sembra avanzare mentre sparge attorno a sè  fiori.

Un’incantevole composizione che si presta a diverse interpretazioni, tra le quali il risveglio della natura come allegoricamente il dualismo dell’amore, carnale e spirituale. Splendide le chiare e luminose cromie, l’intenso verde del fogliame, il bianco delle vesti che accentua la trasparenza dei teli delle Grazie, che con il blu, l’oro rendono particolarmente raffinato il dipinto. La straordinaria abilità tecnica di Botticelli si coglie anche nella minuziosità dei fiori, nelle linee morbide delle vesti che danno dinamismo alle figure e  nell’uniformità della luce che illumina nella stessa misura i personaggi.

Cronologicamente, sempre a ritroso della storia dell’arte, con Flora (1515-1517) il pittore veneto Tiziano ha rappresentato la dea della fecondità della natura, in una delicata, armoniosa composizione dal Classicismo cromatico. Al centro della scena Flora, raffigurata come una morbida donna con la spalla nuda, la capigliatura color rame e il volto reclinato, i volumi sottolineati dalle sfumature cromatiche, in mano stringe un piccolo bouquet di fiori.  Arcimboldo, il pittore dei “compositi ritratti” realizzati inserendo elementi naturali come vegetali, animali, conchiglie e altro, nel ciclo delle quattro stagioni rappresenta come Primavera (1573) una testa femminile. Il ritratto allegorico è composto dall’accostamento di una multi varietà cromatica e di genere di fiori. Spicca nella ricca capigliatura floreale il giglio, l’iris davanti al petto, la collana di margherite attorno al collo, petali e bacche sul viso, e il vestito di erbe e foglie. All’interno del dipinto  il ritratto é incorniciato  di fiori.

Anche Tiepolo, come Tiziano  ha rappresentato  l’atmosfera gioiosa e leggera della primavera con  Il Trionfo di Flora (1696-1700), una scena allegorica e mitologica in un paesaggio pittoresco, in cui natura e resti di mura di un’antica villa romana e statue si decantano a vicenda. Eternità della natura e caducità dell’umanità. L a dea del risveglio primaverile é seduta su un calesse vicino alle mura,  discinta, accanto a lei  alcuni putti, altre donne dietro e un pò discosta una donna con il petto nudo e la gonna che svolazza,  danza  Poco più in là , innanzi a  Flora  due personaggi umani le offrono fiori.  

Il massimo esponente dell’impressionismo, Monet dipinse molti quadri che hanno come tema la stagione del risveglio, in Tempo di Primavera (1872) la scena rappresenta   la prima moglie Camille con un libro tra le mani, concentrata nella lettura, seduta nell’erba del giardino di Argenteuil, la cromia della sua ampia gonna stacca dal verde del manto erboso, molto bello l’effetto di luce sulla sua veste

Il maestro Millet ne Les Printemps (1873), parte di un ciclo sulle stagioni,  ritrae  un incantevole  paesaggio con una piccola figura umana al centro, vicina ad uno degli alberi in fiore, lungo il sentiero fanno capolino dei fiorellini bianchi, nel cielo alcune nuvole grigie  stanno scomparendo. E’ la celebrazione del risveglio della natura, dall’uomo particolarmente sentita e  amata.

Anche Sisley ha rappresentato nel dipinto  dai  tenui colori e dalla luminosità impressionista Primavera vicino Parigi. Meli in fiore (1879), un paesaggio bucolico con immersa nel verde  una minuscola casa.

Pissarro ha rappresentato in più opere la stagione primaverile come in  Sole di Primavera nel prato a Eragny (1887), dipinto del periodo del puntinismo che raffigura  alcuni alberi  da frutta e  una donna con due sporte nelle due mani che avanza nel prato dalle cromie verdi e gialle. Nel fondo si intravede un agglomerato di case, la composizione brilla di luminosità ed energia. Sempre con il linguaggio impressionista monetiano  Campi in Primavera (1887), scorcio di un paesaggio con alti pioppi e una figura femminile con parasole  che cammina  immersa tra i fiori dei campi, dalle sfumature verde chiaro e dorato e nel fondo la collina dalle tenui cromie.

Anche la vibrante sensibilità di Van Gogh ha reso omaggio alla primavera in molti dipinti che stillano di poesia, come  Albicocchi in fiore (1888) o Pesca in primavera. Ponte di Clichy (1887), in quest’opera la potenza del risveglio primaverile é espressa con colori e un’armonia assolutamente emozionale. In Veduta di Arles con iris  in primo piano (1888), colpisce la forza esplosiva del giallo del campo di ranuncoli, il violetto degli iris, il verde acqua delle foglie, accostati a quelli complementari, e lo sfavillante cielo azzurro. Nel fondo tra i salici si intravede il profilo di Arles.  In Ramo di mandorlo fiorito (1890) il pittore olandese dipinse l’annuncio della primavera nella rinascita  di un ramo di mandorlo in fiore con i candidi petali che si staccano dal blu dalle sfumature celesti del cielo. Capolavoro di straordinaria delicatezza e armonia.

In Primavera (1897) Pissarro fissa il paesaggio urbano di un boulevard parigino, ripreso dall’alto, in lontananza nuvole minacciose si stanno allontanando. Ai due lati del viale alcuni alberi in fiore e sotto molte figure umane si muovono per la strada. Opera in cui trapela un’atmosfera di libertà , di dinamismo e di energia.

In Primavera nelle Alpi (1897) Segantini ha rappresentato invece uno scenario montano a largo respiro,  con l’esplosione della luce primaverile, le vette ancora innevate, il cielo di un azzurro intenso e una macchia nuvolosa allungata  che sta sfumando. Un omaggio all’armonia della natura e alla sua eternità nella mutazione stagionale.

Nel lirico dipinto dalle luci e dalle cromie primaverili Primavera a Giverny (1890) Monet ha rappresentato il suo giardino – frutteto, dal morbido manto erboso, con i meli in fiore e uno splendido  cielo azzurro. 

Altrettanto magnifico, del ‘poeta dei paesaggi dell’anima’ il tappeto di iris de Il Giardino (1900), la luminosità che irradia il giardino, la folgorante esplosione di forme cromatiche, in cui predominano azzurro, verde, rosa e violetto è un inno alla primavera.

 

Sarà un volto chiaro. S’apriranno le strade sui colli di pini e di pietra. I fiori spruzzati di colore alle fontane occhieggeranno come donne divertite: le scale le terrazze le rondini canteranno nel sole.” (C. Pavese)

 

Maria Cristina Pesce Bettolo

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