29 Aprile 2016
14:38
Un racconto pittorico, letterario e musicale. Gli Scapigliati a Pavia
“ Son luce ed ombra; angelica farfalla o verme immondo, sono un caduto cherubo dannato a errar sul mondo, o un demone che sale, affaticando l’ale, verso un lontano ciel...” A. Boito
E’ il movimento della Scapigliatura, degli “ultimi romantici”, protagonista primaverile della bella retrospettiva a 360° ”Tranquillo Cremona e la Scapigliatura”, alle Scuderie del Castello Visconteo di Pavia.
L’antologica, che sarà aperta al pubblico fino al 5 giugno, è centrata sul movimento degli Scapigliati, il noto gruppo di letterati e artisti che nell’area lombarda, in particolare milanese, ebbe il suo milieu dalla seconda metà dell’Ottocento fino all’inizio del Novecento. Movimento che attinse il nome dal titolo del libro di Cletto Arrighi, scrittore che con Emilio Praga e Arrigo Boito fu tra i maggiori rappresentanti in ambito letterario. Nel percorso sono presenti diversi manoscritti degli autori scapigliati come le ultime pagine del famoso romanzo “Cent’ anni” di Rovani e partiture, di Boito, Puccini e altri.
La corrente degli Scapigliati era una compagine di artisti talentuosi, ribelli e anticonformisti, insofferenti all’ordine stabilito, delusi dagli ideali risorgimentali contestavano il Positivismo, le regole stagnanti della società borghese post unitaria nella quale non si riconoscevano e i modelli ormai obsoleti e vincolanti dell’accademismo. Anticonformismo che con grande coerenza si manifestò anche nello stile di vita, trasgressivo e maudit, decadente, ai margini della società, molto simile a quello bohémien parigino.
Una rivoluzione pacifica ma non per questo meno passionale che investì anche la politica e la rigida morale, e che con le sue suggestioni, partendo dalla letteratura contaminò tutte le espressioni artistiche, dalla pittura alla musica all’insegna dell’unità delle arti, creando le premesse per i movimenti artistici che seguirono.
Accompagnati dalle parole di Tranquillo Cremona, dalla musica e da brani letterari l’iter della rassegna si snoda tra sezioni iconografiche come un racconto, con una sessantina di opere tra dipinti e sculture, di Ranzoni, Grandi. Cremona, Conconi, Bazzaro, Troubetzkoy, Medardo Rosso, Segantini. Un’esposizione elegante e ordinata, che si contrappone al disordine artistico e di vita dei componenti della corrente, ma che immerge il visitatore nell’atmosfera, nel fermento creativo e nel rinnovamento del movimento. Nella loro arte c’é una visione duale della realtà, con giochi e contrasti tra luce e ombra e una predilezione del racconto pittorico introspettivo. Con pennellate leggere, quasi ‘piumose’ dipinsero in prevalenza ritratti, scene d’ambiente, momenti privati quotidiani, mentre erano quasi completamente assenti le tematiche del paesaggio e storiche. Le cromie che usavano erano finalizzate a sottolineare gli stati d’animo, l’emotività dei personaggi, opere che nella smaterializzazione dei volumi, nelle sfumature cromatiche, nella mancanza di sfondi, infondono una sensazione di impalpabilità, di dissolvenza, di non concluso che evoca dimensioni oniriche.
Cremona, il carismatico capofila degli Scapigliati che come molti suoi compagni morì giovane, a 41 anni, per avvelenamento da piombo dei colori che impastava direttamente sul braccio, si distinse per la sofisticata padronanza tecnica, per il particolare stile raffinato ritrattistico, etereo, morbido e rarefatto, con un taglio psicologico che palesava intensi fremiti interni dalle tonalità nostalgiche e crepuscolari. La mancanza di contorni netti, il dissolvimento delle forme che si mescolano con lo sfondo, le trasparenze chiaroscurali e l’uso dell’acquarello assegnano alle sue figure un senso di impalpabilità, di evanescenza, ma anche di languore. Composizioni non tanto rappresentative quanto evocative, avvolgenti, dagli affascinanti effetti vaporosi, una pittura dalla consistenza “filamentosa”, che sfuma con armoniosa musicalità. In Povero ma superbo (1878), Cremona, ha dipinto un giovane fanciullo dalle misere vesti color ocra acceso e un cappellaccio logoro, ma la postura é spavalda e lo sguardo sfidante. L’abbigliamento povero che si confonde con le tonalità marroncine dello sfondo si contrappone all’apparente sicumera dell’atteggiamento.
Intrigante, anche per l’angolatura, le Curiose (1876) con tre giovani fanciulle indiscrete che osservano con enfasi qualcosa che sta accadendo al di fuori della scena. Lo sfondo è dipinto con tonalità dorate e l’abito della donna ritratta di schiena ha vivaci cromie blu e azzurre. In questo dipinto mancano i contorni alle figure che pare stiano dissolvendosi, creando l’alone di impalpabilità dei soggetti. In High Life (1876-1877) la scena è luminosa e serena, l’atmosfera sembra primaverile, quattro giovani donne in un giardino conversano, tre in piedi e una seduta su una panchina il cui vestito blu contrasta nettamente con quelli dai colori pastello delle altre fanciulle. Macchie di colore, senza linee e contorni, la trasparenza e la vaporosità delle figure femminili imprimono all’insieme un profondo senso di evanescenza, di sogno. Incantevole Amore materno (1873), con la madre che si protrae verso la bionda figlioletta con sguardo intensamente amorevole. La figura materna dipinta, pur non seguendo i canoni classici della rappresentazione della Madonna, la ricorda nella postura e nell’amore che trasmette lo sguardo. Il sentimento di trasporto verso la figlia traspare in tutto il suo significato e si contrappone a quello della bimba che per inconsapevolezza dell’età, pare indifferente. In Ripassando la lezione (1887) l’atmosfera è intima, anche in quest’opera le figure della madre e della figlia mancano di contorno, come se fossero immateriali, lo sfondo ha calde sfumature cromatiche ocra. Molto interessante e significativo anche il Ritratto di Nicola Massa con il giovane dandy mollemente adagiato su broccato di seta, dall’atteggiamento sfrontato e nel contempo annoiato, forse dai piaceri estemporanei. In questo quadro dai sapienti giochi di luce, trapela non solo il gusto estetizzante dell’artista pavese ma anche ironia mescolata a un velo di tristezza per la consapevolezza della caducità delle cose, della provvisorietà terrena.
In mostra diverse opere anche di un altro esponente di spicco degli Scapigliati, Daniele Ranzoni, artista dalla pittura morbida dissolvente, intimista. La luce nei suoi quadri sembra ‘trepidante’, con ombre delicate, influenzata dalla psiche dei suoi personaggi velati di inquietudine o di malinconia come in Giovinetta (1881) il cui volto pare dissolversi da un momento all’altro come in un sogno o in Ritratto della signora Uglietti (1876).
Del periodo giovanile l’olio su tela La falconiera (1880) di Giovanni Segantini, con la figura femminile (la compagna Bice) semisdraiata, dai lunghi capelli biondi, senza contorni, lo sfondo scuro e piani di luce sul volto e sulla veste della donna, evidenziano la ricerca della luce iridiscente che porterà l’artista ad aderire al divisionismo. Dagli effetti pittorici indefiniti le opere di Luigi Conconi, un artista che anticiperà per alcune sue sfumature il simbolismo come ne Il saluto (1880) con la sinuosa giovane donna bionda che vicino ad una balaustra saluta qualcuno al di fuori dalla scena visiva o L’attesa (1899), con la figura femminile assorta nei suoi pensieri.
Incantevole e tenero Onesto rossore di Vespasiano Bignami, con la giovane figura femminile che per l’imbarazzo di un pensiero o di un comportamento, vissuto come peccaminoso o sconveniente, nasconde con il braccio il volto dalle guance arrossate. Anche nelle sculture il senso di non finito é ben visibile e i personaggi sono rappresentati nell’atteggiamento, nei loro stati d’animo, come si può verificare ne La Portinaia (1920) di Medardo Rosso, in Madre e bambina di Paolo Troubetzkoy o in Maternità di Giuseppe Grandi.
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Maria Cristina Pesce Bettolo