Autore Redazione
domenica
22 Aprile 2018
10:31
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Eventi

Tra macabro e ironia. Recensione di “Io amo il mio lavoro” a Bistagno

Tra macabro e ironia. Recensione di “Io amo il mio lavoro” a Bistagno

BISTAGNO – La vita, la morte e l’amore, nella chiave ironica dell’esistenza di un conducente di carro funebre, sono il filo di “Io amo il mio lavoro”, diretto e interpretato da Tommaso Massimo Rotella e scritto da Marianna Gioconda Rotella. Il monologo, prodotto da Magdeleine G, è stato presentato sabato 21 aprile nell’ambito del Cartellone OFF della stagione Bistagno in Palcoscenico di Quizzy Teatro, presso il Teatro SOMS, che proseguirà mercoledì 25 aprile con “Eroi per caso. Storie d’ordinaria resistenza”, di e con Monica Selene Massone e Francesca Pasino, in collaborazione con A.N.P.I. Valle Bormida.

Rotella è Guglielmo Paonessa, un cardiochirurgo che ha preferito alla sala operatoria un lavoro privo di responsabilità sulla vita del prossimo, a contatto con la morte, ma neutro e distaccato, nel quale trasmettere la sua perfezione fatta di puntualità e di ascolto compìto. Nella sua vita compare anche l’amore, che si tinge delle tinte mortifere di Ilaria Giuliva, una donna, dal nome anacronisticamente allegro, attratta in modo maniacale dal macabro.

Il racconto è à rebours, diviso in capitoli di una lettera, il cui destinatario si scoprirà nel finale e sarà il punto di evoluzione tragica di una storia in cui il tratto portante è sempre sottilmente grottesco. Rotella/Paonessa disserta sulla vita da un punto di vista di vicinanza alla morte, dichiara di “godere” dei pianti altrui, ma il suo non è cinismo, è ascolto delle sfumature psicologiche del dolore. Nella sua posizione di vicinanza riparata, qualcosa gli sfugge: la vita, la morte e l’amore si incrociano e turbano la sua perfetta esistenza di lavoratore realizzato, sino al finale dal risvolto agghiacciante.

Rotella si muove su una scena domestica (di Giuseppe Giusto- Officine Senzabenza), arredata da oggetti costruiti con materiali automobilistici, ma assemblati in forma di mobili e suppellettili di casa. Spiega, disserta, riordina le idee e rilegge i capitoli della sua lettera, preceduti ognuno da un titolo. Abbina macabro e canzoni ironico-sarcastiche (“La topolino amaranto” di Paolo Conte o “Vengo anch’io…” di Jannacci, per non parlare dell’incipit con “Il carrozzone”, comico al solo pensare l’accostamento con un carro funebre), balla e stempera l’atmosfera truce, mantenendo un registro leggero e strappando la risata.

Il suo taglio registico regge, trattiene l’attenzione e crea un crescendo, sino all’apice finale che non delude. Un testo singolare, scritto qualche anno fa, di getto, in forma di racconto, dall’autrice Marianna Gioconda Rotella, figlia del protagonista, e perfetto per una resa teatrale.

Un’ulteriore conferma della qualità di Bistagno in Palcoscenico, sia nel suo cartellone principale, che terminerà 19 maggio con la Bandakadabra, sia in quello OFF. Prossima data di quest’ultimo, il 25 aprile, giorno della liberazione, con lo spettacolo di Quizzy Teatro, che dà voce a storie di uomini e donne comuni che hanno contribuito alla grande storia.

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