19 Maggio 2018
07:00
Aria fresca su Ibsen. Recensione di “Una casa di bambola” al Teatro Ambra
ALESSANDRIA – La futilità e il calcolo si sommano ad una sensualità innata e sapientemente sfruttata ne “Una casa di bambola” de Gli Illegali, per la regia di Maurizio Pellegrino, che ha debuttato venerdì 18 maggio al Teatro Ambra, affollato di un pubblico che ha più volte applaudito a scena aperta.
Il dramma gira intorno a Nora (Roberta Ponticello), moglie-bambola viziata e dominata dal marito-padrone Torvald (Giovanni Pesce). Nella vita apparentemente perfetta di Nora c’è un segreto, un errore commesso per il bene di lui, che emergerà e smaschererà la mancanza di dialogo e di reciprocità della coppia.
Il dramma di Ibsen mette a nudo la distorsione di un legame basato sull’apparenza e si è prestato nel tempo a diverse letture. Pellegrino lo ambienta negli anni ’70, in una scenografia da interno borghese dai mobili dal design moderno e stilizzato, in una contestualizzazione più vicina e riconoscibile. Il taglio registico è focalizzato sulla complessità di tutti i personaggi, sulla loro ambiguità e sulle allusioni. E’ questo il registro dei dialoghi vacui tra Nora, chiamata allodola per la sua leggerezza, e Torvald, epurati da ogni stucchevolezza proprio dall’evidenza di un non-detto più eloquente delle parole pronunciate. Colpisce la forte caratterizzazione sensuale, anch’essa ambigua, della protagonista: da un lato strumento utilizzato consciamente, dall’altro forza innata quasi primitiva che emerge nelle tante parti coreografate (da Monica Brusco) al ritmo di musiche anni ’70 e ’80. Ma è con una tarantella viscerale, che rimanda alla frenesia di una danza bacchica, che esce l’essenza potente e femminina di Nora, ben diversa da quella ostentata nei giochini sensual-addomesticati con il marito. La traccia ambigua del detto-non detto vale anche nel rapporto tra Nora e l’amica Kristine (Elisabetta Puppo), apparentemente dimessa, ma dai tratti infidi e invidiosi. Il non detto ha un lato nobile nel dottor Rank (Antonio Coccimiglio), cinico, amaro, irridente e innamorato di Nora, cui infine si dichiara, dopo tanto tempo, in un impeto di sincerità. A lui l’abbraccio, in termini emotivi, dello spettatore.
“Una casa di bambola” è certamente un testo attuale per tematica e complessità psicologica, ma comporta il rischio di una certa leziosità, tale da opacizzare la portata del dramma. L’allestimento de Gli Illegali porta una ventata di aria fresca che ha il merito di rispettare il testo, avvicinare i personaggi e aumentare il peso della loro verità. In una miscela di musiche, che vanno da Patti Pravo, a Madonna, a Rettore, il ritmo regge e le relazioni si avvitano pericolosamente sino ad una presa di coscienza finale, con l’abbandono della casa di bambola, della sicurezza e della famiglia.
Un’ottima prova per Roberta Ponticello, Giovanni Pesce, Marco Triches, Elisabetta Puppo, Antonio Coccimiglio, Monica Lombardi (che ha collaborato anche alla regia), tutti in parte e precisi nel non tradire i tanti aspetti dei loro personaggi.
Moltissime chiamate del pubblico e decisamente un successo il debutto al Teatro Ambra