Autore Redazione
sabato
20 Ottobre 2018
06:00
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Eventi

Un coro di speranza. Recensione di “Processo a un povero Cristo” a Viarigi

Un coro di speranza. Recensione di “Processo a un povero Cristo” a Viarigi

VIARIGI – Ci sono storie non eroiche, ma importanti per capire lo spirito del loro tempo e il bisogno di speranza, che meritano di essere raccontate.

A questa categoria appartiene “Processo a un povero Cristo. La vicenda di Don Grignaschi e dei Magnetisà di Viarigi”, la cui lettura scenica è stata presentata venerdì 19 ottobre nella bella chiesa barocca di San Silverio, ora luogo del cuore del Fai. Lo spettacolo è stato il primo appuntamento autunnale di “Cunté Munfrà – dal Monferrato al mondo”, la rassegna che nasce dalla tradizione e dal territorio per parlare di storie di umanità, ideata da Luciano Nattino con la direzione artistica di  Massimo Barbero per l’Archivio della Teatralità Popolare di casa degli alfieri.

Il testo di Patrizia Camatel è frutto dello studio degli atti del processo del 1850 al sacerdote eretico Francesco Grignaschi, parroco prima in Val d’Ossola e poi proprio a Viarigi. La storicità della vicenda è la linea seguita dalla narrazione spettacolare, a metà tra racconto corale paesano e testimonianze in tribunale. Accusato di una serie di reati, dalla truffa al vilipendio della religione, Grignaschi sarà condannato a 10 anni di carcere, sostanzialmente per eresia.

La lettura scenica si gioca sui toni della coralità e viene introdotta da un ingresso in processione, accompagnato dalla musica popolare della fisarmonica, e da un inizio in forma di liturgia. Il paese è rappresentato da anime umili, che vivono in un momento storico di grandi cambiamenti, ma ne subiscono solo la povertà. Le loro voci appartengono a chi, nella realtà di un piccolo centro rurale sullo sfondo degli echi risorgimentali, desidera una speranza e la vede in un prete povero e comprensivo che si dichiara il messia. Le storie singole sono diverse ed unite dalla matrice comune del fervore dei “magnetizzati” (così definiti dalle teorie pseudoscientifiche che ritenevano che Grignaschi usasse fluidi magnetici per irretire i fedeli). Il presbiterio oggi spoglio diventa sia chiesa che tribunale, i fedeli ascoltano il loro messia oppure sono di fronte ad un giudice, sempre accorpati come un’entità collettiva. Emergono tra loro madonne mistiche e innamorate del loro “povero Cristo”, figure storiche documentate, ma anche personaggi che riassumono tratti e parole di tanti altri realmente esistiti. Grignaschi abiurò la sua predicazione solo dopo sette duri anni di carcere, durante i quali si affievolì la sua influenza. Visse sempre in povertà, mentre svanirono le speranze in un mondo nuovo e giusto dei tanti che avevano creduto in lui, gli umili che, pur dimenticati, subiscono e fanno la storia.

Un testo che ha il merito di fondere drammaturgia ed esattezza storica, riscoprendo una vicenda emblematica che fa parte del nostro passato.

In scena Sebastiano Amadio e Lucia Giordano del Faber Teater con Massimo Barbero, Giulia Marchiaro, Barbara Mugnai, Marco Pisanò, Stefano Stival e attori dei laboratori teatrali del Teatro degli Acerbi Antonio Arese, Lucia Freschi, Lino Freschi, Mario Cielo, Francesca Mezzano e Ivana Viglione.

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