Autore Redazione
sabato
8 Dicembre 2018
01:01
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Eventi - Alessandria

Al San Francesco, il presepe viaggia tra Greccio e il Gelindo.

Allestito nella chiesa dei frati Cappuccini
Al San Francesco, il presepe viaggia tra Greccio e il Gelindo.

ALESSANDRIA – Da questo sabato, 8 dicembre, sarà possibile visitare il presepe allestito come da tradizione nella chiesa San Francesco ad Alessandria, un viaggio tra “Greccio e Gelindo”. Quello del Santuario del Sacro Cuore è un presepe che corre sul lungo filo invisibile che unisce il ricordo del primo presepe vivente voluto da San Francesco, alla frenetica attualità che ci circonda. Nel Natale del 1223, in quella caverna nei pressi di Greccio, i contadini ed i pastori che accorrono osservano con gli occhi del corpo e del cuore i disagi in cui si è trovato alla nascita il Bambin Gesù, per la mancanza delle cose necessarie. Così San Francesco vuole raccontare la semplicità evangelica, lodare la povertà e raccomandare l’umiltà, nella rappresentazione di una nuova Betlemme.”

Nella raffigurazione che si trova nella chiesa dei Frati Cappuccini, convivono l’essenziale povertà della capanna in legno, con le moderne immagini del pastore Gelindo e dei Magi in adorazione, che animano l’evento della Natività. “Il pastore alessandrino, che da novantaquattro anni ritorna ogni Natale sulle tavole del vicino teatro, è ormai un uomo dei nostri tempi che usa lo smartphone e l’alta definizione, ha la pagina facebook e smanetta sul tablet. Tuttavia conserva un potere, quello che spesso hanno i bambini, o coloro che, a dispetto degli anni, restano tali: riconosce la sostanza della realtà, e non gli elementi formali che la rivestono. Vede una bellissima donna prossima al travaglio e vede un uomo preoccupato e stanco: tanto gli basta per aiutarli a trovare una capanna per passare la notte, non importa chi siano o da dove vengano. Gelindo è povero ma con la famiglia porta con se pifferi e piva per suonare e rallegrare il Bambino; non ha nulla da offrire, ma si priva del pellicciotto per proteggere dal freddo quei forestieri di cui hanno cantato gli angeli, senza forse comprenderne appieno il significato. E così la Divòta Cumédia si intreccia e si sovrappone con il presepe vivente di Greccio. Ricorda all’uomo moderno un po’ frastornato dalla frenesia e dalla legge della condivisione solo telematica, che a volte il regalo più gradito da chi ci è accanto è quello delle piccole cose: un po’ di tempo e di attenzione, una visita, una parola, un sorriso gentile. Che, in fondo, il mistero della notte Santa, sopravvive in noi come le immagini ed i sentimenti che si alternano nel presepe e che – come dice alla fine Gelindo – “ci restano impressi nell’animo e non dimenticheremo mai più!”

Presepe San Francesco

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