Autore Redazione
venerdì
17 Giugno 2016
23:38
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Eventi - Tortona

Dal teatro all’epica del ciclismo. Recensione di “Può una bicicletta volare” a Teatro diVINO

Dal teatro all’epica del ciclismo. Recensione di “Può una bicicletta volare” a Teatro diVINO

TORTONA – La bicicletta, la passione, la fatica e il mestiere dell’attore.

“Può una bicicletta volare”, terzo appuntamento di Teatro diVINO, allo Chalet Castello, con Emanuele Arrigazzi e Fabio Martinello, su testi di Allegra de Mandato, è uno spettacolo dallo spunto metateatrale, dove due attori spiantati litigano tra loro e giocano ad interpretare personaggi del mondo del ciclismo.

Il trait d’union è l’ironia sulle difficoltà economiche di chi fa teatro, sulle ristrettezze del teatro instabile (privo di convenzioni e strutture), che, con un gioco di parole,  vorrebbe diventare stabile in termini di sicurezza. Da un dialogo che interfaccia creatività a disincanto e mancanza di mezzi, nascono storie appartenenti all’epica della bicicletta, quella dei grandi campioni.

Cavanna, il massaggiatore novese di Girardengo e Coppi, sa che la bici prende tutto (ovvero assorbe forze e vita); un ristoratore emiliano, orgoglioso di aver ospitato Coppi e Bartali nel suo ristorante, sa e si vanta di aver visto da vicino un mito e il meccanico di bici Giuseppe Maino sente la magia creata dal suo lavoro.

La sofferenza si sposa alla passione e alla gloria condivisa con tutti coloro che se ne sentono partecipi. Sono tanti i tratti in comune con la vita e con i suoi traguardi e sono evidenti i parallelismi con la precarietà della professione dell’attore, con la sua fatica e con il suo fascino.

L’atmosfera è sospesa. I due attori recitano se stessi e incarnano altri, il luogo è indefinito e un baule e uno scheletro di teatrino di burattini suggeriscono una scena o un dietro le quinte.  La vita è il fare teatro oppure il correre in bicicletta, i piani si alternano e sovrappongono, in un viaggio che scorre come strada sotto le due ruote.

Si ride alla cronaca in diretta, fatta col megafono da Martinello, del Tour de France di Pantani, mentre Arrigazzi pedala con una bici sopra i rulli, si continua a ridere ai commenti dei due protagonisti che condividono la regia di uno spettacolo su cui sono in totale disaccordo. Soprattutto si rivivono storie e si viene investiti da quel sentire collettivo che ha caratterizzato intere generazioni che hanno inneggiato a eroi semplici e di estrazione popolare, come sono sempre stati popolari la bicicletta e il teatro.  

Lo spettacolo finisce ma sembra iniziare, con i due protagonisti che, di fronte alla cornice di uno specchio da camerino si truccano con il cerone. Lo show continua e si fonde con la realtà.

Una bella immersione nell’epica del ciclismo, un po’ stralunata, trattata con autoironia e contestualizzata nell’oggi della professione teatrale.  Da vedere.

Nicoletta Cavanna

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