Autore Redazione
lunedì
15 Maggio 2017
05:00
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Eventi - Ovada

Debutta allo Splendor di Ovada “Questo è un Uomo, questa è una Donna” di Ian Bertolini

Il nuovo spettacolo dell’autore di “Centoundici nuvole” fonde storia, vicende profondamente umane e confronto tra femminile e maschile
Debutta allo Splendor di Ovada “Questo è un Uomo, questa è una Donna” di Ian Bertolini

OVADA – La Storia con la maiuscola che parte da un episodio locale è il tema di “Questo è un Uomo, questa è una Donna”, scritto e diretto da Ian Bertolini, che debutterà al Teatro Splendor, alle ore 21,  lunedì 15, martedì 16 e mercoledì 17 maggio. Ian Bertolini è un giovane e talentoso drammaturgo, attore e regista, originario di Genova e legato ormai da anni alla zona di Ovada, dove risiede. Sono questi i luoghi che ritornano nei suoi lavori teatrali, che fondono poesia e memoria,  come il precedente “Centoundici nuvole”, ispirato al dramma del crollo della diga di Molare.

“Tutte le storie partono da un locale, poi si intersecano con la storia nazionale e mondiale…  Da un po’ di tempo volevo parlare della Benedicta (l’eccidio dei martiri della), ma volevo farlo in maniera non scontata e ho trovato nel libro di Paolo Mazzarello questa storia che condensava quello che volevo dire”  Ian Bertolini

“Questo è un Uomo, questa è una Donna” è tratto dal libro “Quattro ore nelle tenebre” di Paolo Mazzarello e racconta del sacerdote Luigi Mazzarello (omonimo ma non imparentato con l’autore), insignito nel 2012 dell’identità di Uomo Giusto tra le Nazioni per aver salvato quattro persone dalla deportazione. La vicenda ruota intorno ai personaggi di Lisa Vita Finzi ed Enrico Levi, zii rispettivamente dello scenografo Lele Luzzati e del futuro scrittore Primo, che si rifugiano nel 1943 nell’antico santuario della Rocchetta, presso  don Luigi, uomo dalla personalità singolare e dalle tante esperienze.

Sulla scena lo stesso Bertolini con Daria D’Aloia, attrice napoletana diplomata all’accademia Silvio D’Amico e già protagonista di importanti pièce teatrali, in una soluzione drammaturgica dove tutti i momenti vedono un confronto tra un personaggio maschile e uno femminile. “Non ho dato nomi ai miei personaggi, è in quello che fanno che si dimostra il loro essere”, spiega il regista . Su tutto la figura di Luigi (sempre nominato senza il “Don” iniziale), “un prete strano, scontroso, che dice messa quando vuole, confessa in maniera sommaria, ma sa il fatto suo perché ha rapporti sia con i partigiani che con i fascisti, da cui ottiene informazioni per i partigiani…C’è poi la figura del non-uomo, un fascista che è stato amico del prete in infanzia, che crede in ideali falsi ed è costretto ad essere cattivo”.

Lo spettacolo si dipana in quattro quadri che vanno dal passato di don Mazzarello come cappellano su un piroscafo, alla vita elegante nel Palazzo Martinenghi di Lisa ed Enrico, al loro rifugiarsi presso il santuario, al rocambolesco nascondiglio trovato loro dal prete, all’epilogo finale. Sempre i dialoghi sono tra uomo e donna, in uno scorrere di diversi personaggi e in un rimbalzo di punti di vista che abbracciano la storia. Tutto è raccontato da una voce fuori campo, la cui identità infantile si scoprirà solo all’ultimo, quando i protagonisti si ritroveranno dopo anni, a guerra conclusa. Ai due amici ebrei che gli faranno leggere “ Se questo è un uomo” di Primo Levi, Don Luigi farà a sua volta leggere un tema scolastico. “Questo scambio tra la letteratura bassa di un bambino e quella alta di Levi dà il titolo allo spettacolo (il cui sottotitolo è “ Storia di un prete, di una famiglia felice e di un mare di se”) Ho portato in fondo il “se” di Levi : sono tutti gli interrogativi di questo periodo buio”. Ed è nel buio che emerge, persino scherzando nella drammaticità, la personalità di un uomo coraggioso e geniale.

Le scene  sono di Isacco Anfosso, le luci di  Erika Sciutto e la produzione è di Nuvole.

Info biglietti 014386347

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