Crisi termale, la via d’uscita dell’imprenditore acquese Lulani: “Cercare nuove fonti su un’area mai sfruttata”
ACQUI TERME – “Abbiamo l’opportunità di costruire il futuro di Acqui, per farla diventare un passaggio obbligato tra Milano e Montecarlo”. Così l’imprenditore acquese Bruno Lulani ha spiegato a Radio Gold la sua proposta per trovare una via d’uscita alla grave crisi del comparto termale, dopo l’ufficialità dello slittamento dell’avvio della nuova stagione, fissato a settembre.
“Dobbiamo immaginare il futuro tra 10/20/30 anni” ha sottolineato l’ex presidente provinciale di Confindustria “non pensare che a far fertilizzare il territorio sia solo Terme spa. Dobbiamo pensare ad Acqui come a una città termale e non più a una città con le Terme, con la T maiuscola. Servono più punti di presa, nuove fonti sull’area di concessione più grande mai sfruttata, denominata Città di Acqui. A quel punto si potrebbero offrire queste concessioni a operatori del settore, mettendo poi tutto a sistema col territorio, tra colline, enogastronomia e la sua posizione di vicinanza alle importanti città del nord ovest”.
“Non demordo” ha insistito Lulani, precisando però che ora tocca alla politica agire: “A mio avviso bisognerebbe impostare con Alessandro Pater un dialogo paritario. Noi potremo proporre soluzioni anche potenzialmente penalizzanti, che spero non debbano essere prese, ma a fronte dell’autorizzazione della società Terme spa di poter avviare la ricerca di nuova acqua nella concessione Città di Acqui, finora mai sfruttata. Questa ricerca durerebbe un anno: poi, con l’emissione di nuovi bandi, si arriverebbe a un altro anno. In quel momento si potrebbe cominciare a valutare i progetti di quegli imprenditori che, magari vedendo questa proposta interessante, ci avranno portato. Il patto di coesione territoriale può essere uno strumento in grado di infrastrutturare il territorio con tanti alberghi per sfruttare le acque. Un progetto chiaro: mi chiedo come mai ci sia tutta questa difficoltà a comprenderlo”.