Autore Redazione
martedì
28 Marzo 2023
09:35
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Vivere il Pavese - Lombardia

Cooperative ‘usa e getta’ per evadere il fisco, ventidue arresti a Milano

Cooperative ‘usa e getta’ per evadere il fisco, ventidue arresti a Milano

MILANO – La Guardia di Finanza di Milano ha smascherato un articolato sistema criminale operante in Lombardia da circa vent’anni, finalizzato all’evasione fiscale attraverso l’utilizzo di cooperative “usa e getta”. Sono state eseguite 22 ordinanze di custodia cautelare, di cui dieci in carcere e dodici ai domiciliari. I soggetti coinvolti avrebbero costituito consorzi e società cooperative di lavoro che, dopo pochi anni di attività, venivano svuotate di qualsiasi consistenza patrimoniale e finanziaria e abbandonate al loro destino di insolvenza. In seguito, nuovi soggetti “immacolati” costituiti ad hoc e riconducibili alle stesse persone prendevano il loro posto, ripetendo a oltranza lo stesso meccanismo.

Il sistema aveva come obiettivo quello di ostacolare l’attività di accertamento successiva alla scoperta della frode e rendere più confuso il quadro investigativo. L’operazione ha portato al sequestro preventivo di complessivi 292,7 milioni di euro costituenti il profitto dei reati di bancarotta e violazioni fiscali contestate. La Procura di Milano ha coordinato l’indagine che ha visto impegnati numerosi finanzieri della Guardia di Finanza.

L’inchiesta ha scoperto il coinvolgimento di due consorzi attivi nel settore della logistica e del facchinaggio: il Consorzio Sac e il Consorzio Progresso logistico, entrambi di Lainate, e la Ailati Scarl di Trezzano sul Naviglio, una con funzione di supporto. Le indagini, coordinate dai pm Grazia Colacicco e Pasquale Addesso e ora al CSM, hanno ricostruito un quadro in cui i due consorzi avrebbero avuto un ruolo da protagonisti nell’affidamento di commesse ricevute dalla clientela a imprese consorziate o collegate, tutte intestate a prestanome.

Sulle società “pilotate” sono stati fatti gravare tutti gli oneri contributivi e fiscali relativi ai lavoratori, con danni per l’Erario, per lavoratori e imprese legali e con “enormi profitti illeciti per gli autori delle frodi”. La scoperta di questo articolato sistema criminale ha portato a 22 arresti e sequestri per quasi 300 milioni di euro.

Una quindicina di cinesi arrestati, 51 indagati, quasi 130 capi di imputazione in totale e circa 270 milioni di euro versati in Cina, con pagamenti di false fatture, e poi rientrati in contanti in Italia. Al vertice della presunta organizzazione criminale, scrive il gip Luca Milani nelle oltre 700 pagine di ordinanza e decreto di sequestro, c’è Salvatore Bordo, “personalmente coinvolto, nel proprio ruolo di amministratore di diritto o di fatto di svariate imprese, nelle attività illecite in corso di accertamento”.

Il modus operandi di Bordo “ha avuto una influenza determinante su Salvatore Castaldi, altro imprenditore indagato nell’ambito del presente procedimento in qualità di protagonista di una frode fiscale di vaste dimensioni, capace di abbracciare numerose società”. Ad affiancare la figura di Bordo c’è “quella dell’importante collaboratore Jin Weiwei”, la quale “avrebbe stabilmente messo a disposizione del sodalizio un collaudato meccanismo di ottimizzazione del profitto, fungendo da vero e proprio ‘bancomat’ per la monetizzazione della frode fiscale. Lo stesso segnala, di volta in volta, nominativi e Iban di persone giuridiche su cui convogliare somme di denaro da restituire in contanti a Bordo”.

Per Weiwei, così come per Bordo e Castaldi, altro presunto collaboratore di Bordo, è stata disposta la custodia in carcere. In totale sono 22 le persone colpite dall’ordinanza di custodia cautelare. In un’intercettazione ambientale del 2021 Bordo diceva: “Io faccio falsa fatturazione ok? (…) c’è il riciclaggio di mezzo perché fai i soldi, falsa fatturazione, e loro li mandano in Cina …. se è così e scoprono ci arrestano tutti!”. Solo una delle tantissime intercettazioni, attraverso il sistema del trojan, contenute negli atti. A fianco di Bordo ci sarebbe stato il suo “importante collaboratore” Jin Weiwei, che avrebbe coordinato le “retrocessioni di denaro contante” dalla Cina all’Italia.

Ti dico già che non ci conviene metterla in liquidazione…la lasci ferma come tutte le altre cooperative che avevamo lasciato morte a suo tempo perché appena le metti in liquidazione, ti arriva un …(parola incomprensibile)”. Bordo replica: “e se c’è un marocchino, gliela do, la porta via. Non c’abbiamo qualche marocchino?” per la cooperativa.

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