15 Gennaio 2018
05:22
Per non dimenticare: dodici pietre di inciampo a Novi e Acqui
NOVI LIGURE/ACQUI – Prosegue il viaggio in provincia dell’artista tedesco Gunter Demnig per posare le pietre di inciampo, dei blocchi di porfido della misura di un sampietrino con sopra delle piccole targhe di ottone poste davanti alle abitazioni delle vittime dei campi di concentramento.
Scopo dell’iniziativa è preservare la memoria delle deportazioni e l’espressione “inciampo”rappresenta metaforicamente un invito alla riflessione per tutti coloro che si imbattono nella pietra. Dall’installazione della prima pietra a Colonia nel 1995 ad oggi, ne sono state collocate oltre 56 mila.
Sopra vengono incisi il nome della persona, l’anno di nascita, la data, il luogo di deportazione e la data di morte.
Alle 1o Gunter Demnig sarà a Novi Ligure, grazie all’iniziativa proposta dal Museo diffuso della Resistenza, della deportazione, della guerra, dei diritti e della libertà di Torino, sposata dall’amministrazione comunale. La pietra per commemorare Silvio Salomon Ottolenghi sarà posta in via Cavour 67.
Alle 14, poi, Demnig si sposterà ad Acqui Terme. In piazza Levi saranno posate ben 11 pietre di inciampo, a ricordo di altrettanti cittadini e cittadine di fede ebraica, deportati tra il dicembre 1943 e la tarda primavera del 1944, nei campi di concentramento di Auschwitz, di Mauthausen e di Dacau.
“Acqui Terme non arretra sul dovere della memoria – dichiara l’Assessore alla Cultura Alessandra Terzolo – Le ‘Pietre di Inciampo’ sono un invito tangibile a riflettere, ricordare e non dimenticare. Questi undici sampietrini dedicati ai nostri concittadini vittima dell’Olocausto, collocati in diverse strade della città, rappresentano un monito, affinché non succeda mai più. È importante ribadire la memoria, allargandola a tutto l’anno e lavorando sulla trasversalità delle generazioni. L’installazione delle “Pietre di Inciampo” fa parte di un più ampio calendario dedicato alla Giornata della Memoria. Vogliamo che la memoria incontri le future generazioni attraverso le strade della nostra accogliente città.”
Il Comitato promotore ha invitato i parenti rintracciati di alcuni deportati e tutti i cittadini sono invitati.
La posa delle 11 “Pietre d’Inciampo” ad Acqui sarà effettuata seguendo un itinerario, relativamente breve e circoscritto al centro storico, che prevede un’articolazione in sette momenti. Da Piazza Levi, sede del Palazzo municipale donato nel 1909 ad Acqui Terme dal cittadino di religione ebraica Abram Levi affinché diventasse, sede del Palazzo civico e luogo che affida all’intitolazione la memoria della plurisecolare presenza di una vivace Comunità ebraica nella nostra Città, la prima sosta è in piazza Orto San Pietro, dove abitò la famiglia Bachi, distrutta in seguito alla deportazione del padre Michele, apprezzato tappezziere, (prelevato a forza dall’ospedale dove era ricoverato per gravi disturbi respiratori) e dei suoi tre figli: Aldo, partigiano in quel di Vesime e padre della piccola Aldina, di appena 4 anni, Arturo che collaborava all’attività paterna e Avito, cameriere. Sfuggì alla cattura la giovanissima Augusta, informata dell’arresto dei suoi fratelli da un Giusto che rimase sconosciuto e salvata dall’amica parrucchiera Gina Arata che la ospitò in segreto per oltre un anno nella propria casa.
In via Carducci una “pietra” ricorderà l’ottantanovenne Smeralda Dina, vedova, sfollata da Milano ad Acqui presso parenti; in via Monteverde due “pietre” saranno posate a ricordo di una anziana madre, l’ottantunenne Enrichetta Ghiron (deceduta durante il trasporto verso Auschwitz) e della figlia Dorina Ottolenghi. La quarta sosta sarà effettuata in piazza Duomo ove abitò e fu arrestata l’anziana vedova Elisa De Benedetti; la quinta tappa sarà in piazza Bollente per la posa in ricordo della pellicciaia Ebe Vigevani; la sesta, oltrepassata la Torre civica, in corso Italia dove sarà incastonata la “Pietra” per Ernesta De Benedetti. L’itinerario si concluderà in via Saracco, in prossimità dei portici antistanti l’ingresso di quella che fu la locale Sinagoga, con la posa della “Pietra d’Inciampo” numero 11 a memoria di Roberto Ancona, uno dei cinque figli di Adolfo, ultimo rabbino della Comunità acquese deceduto nel 1952 e allora salvato dalla deportazione in forza di resistenti che gli procurarono nascondigli sicuri.