Autore Redazione
lunedì
3 Marzo 2014
00:00
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Cronaca - Italia

Firme e scarabocchi sui muri ‘non chiamatela arte’

Firme e scarabocchi sui muri ‘non chiamatela arte’

Sigle, scarabocchi, firme, disegni oppure macchie. Ciascuno li può chiamare come vuole ma anche in provincia il fenomeno è frequente ed evidente. Parliamo dei writers e delle loro incursioni cittadine, alla luce anche dell’intervento della polizia e della polizia locale a Casale compiuto alcuni giorni fa. Le forze dell’ordine di Casale hanno infatti individuato e denunciato due giovani autori di diverse scritte. Il caso nel Monferrato può però essere trasferito in tutte le città della provincia, come d’Italia. Per questo abbiamo deciso di approfondire il tema e quindi di capire meglio come questo argomento venga affrontato altrove. Lo spunto è partito da una recente iniziativa dell’Associazione nazionale antigraffiti promotrice, insieme all’Unicef, di una serie di incontri con studenti fra i 10 e i 13 anni. Un percorso avviato per illustrare concetti come “vandalismo”, “sfida alla legalità” e “graffitismo vandalico”. L’iniziativa l’ha spiegata a Radio Gold News Andrea Amato, rappresentante dell’associazione nata e cresciuta a Milano: “noi sensibilizziamo i nostri cittadini ma anche quelli delle altre città a reagire contro quella che definiamo una manifestazione di degrado. Adesso stiamo cominciando a entrare nelle scuole perché da qui pensiamo sia opportuno far capire il concetto di graffitismo vandalico. D’altra parte in Italia si confonde spesso il graffito con i murales. In realtà questi ultimi sono davvero pochi nel nostro paese.”
Andrea Amato è stato l’autore della prima inchiesta sui graffiti in 100 province italiane. Lo studio ha permesso di far emergere diverse situazioni di imbrattamento e di svilimento di edfici e opere d’arte nel Belpaese: “alcune amministrazioni facevano tanto e ora non fanno più nulla e quelle che non si sono mai mosse hanno continuato su questa falsa riga, in particolare per i tagli della spending review. Però quando si vanno a prendere i dati emergono le somme altissime per ripristinare muri e mezzi pubblici. Milano per esempio spende 6 milioni di euro all’anno per ripristinare solo i mezzi pubblici. Una stima di Assoedilizia prevede che ogni anno 30 mila edifici vengano imbrattati. Di conseguenza, per ripulirli, occorrerebbe spendere 100 milioni di euro.”
Per capire però il fenomeno è necessario anche comprendere le motivazioni che portano i giovani a prendere in mano la bomboletta spray per sfogarsi sui muri: “noi non ci occupiamo solo dell’effetto finale dell’atto e ci siamo interrogati sugli elementi che scatenano questa forma di espressione. E’ un fenomeno articolato frutto spesso di uno spirito di emulazione. Si innesca in alcuni casi uno spirito di competizione e quindi un gruppo deve dimostrare che ‘spacca’ di più rispetto ad altri. Poi c’è il tifoso esasperato che offende un giocatore o un dirigente di una squadra o l’innamorato che si esprime con scritte. Noi diciamo che se uno scrive ‘Simona ti amo’ la fidanzata, per quersto gesto, non amerà di più l’autore. Questo tipo di manifestazione arreca danno e questi soldi possono essere spesi per altre cose.”
Per Amato però occorre anche distinguere due aspetti che spesso annacquano il problema e lo banalizzano. Molti accomunano i graffiti all’arte eppure i piani sono radicalmente diversi: “molti amministratori pensano di risolvere il fenomeno vandalico con l’arte però occorre distinguere gli ambiti. La concessione degli spazi agli artisti non riduce il fenomeno vandalico. Non c’è nessuna attinenza tra le due manifestazioni. Credo sia più giusto dare maggiore spazio a chi fa arte davvero, anche per ridare colore a un grigiore, soprattutto nelle periferie, più diffuso. Però occorre ricordare che chi fa il vandalo non ha intenzione di scendere a compromessi con il discorso di autorizzazione degli spazi. I writers spesso sono mossi proprio dall’adrenalina che arriva durante una nottata passata a correre per marchiare muri o mezzi pubblici.”
La responsabilità rispetto ad alcune zone degradate però non può essere demandata a un altro, ha spiegato ancora il componente dell’associazione: “dobbiamo sensibilizzarci tutti su quello che è nostro. La cosa pubblica non è del Comune e dello Stato e quindi non me ne preoccupo. Con piccole cose si possono fare grossi cambiamenti. A volte eliminare una scritta può essere una cosa da fare con sufficiente semplicità. Naturalmente occorrono autorizzazioni e le cose vanno fatte a regola d’arte”.

Intanto è anche bene valorizzare chi con le bombolette fa arte davvero e i modi per esprimerla possono essere differenti e innocui se non utili. Di seguito la nuova moda di usare bombolette “digitali”:

Poi c’è chi con le bombolette tradizionali dà colore e dignità a grigi e spenti muri di periferia come accade a Bruxelles (capitale del fumetto):

Firme e scarabocchi sui muri'non chiamatela arte'

Mentre altre realtà hanno dato vita a veri e propri festival dei murales, come Blackpool (Gb):

Firme e scarabocchi sui muri'non chiamatela arte'

Immaginate poi un murales in grado di dare verde e speranza alla città, come in Polonia:

Firme e scarabocchi sui muri'non chiamatela arte'

Infine può diventare un modo per celebrare alcuni personaggi o spaccati di storia:

Firme e scarabocchi sui muri'non chiamatela arte'

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