Autore Redazione
martedì
23 Marzo 2021
04:42
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Cronaca - Alessandria

Quando nel 1630 Alessandria venne messa in zona rossa per una pandemia

Quando nel 1630 Alessandria venne messa in zona rossa per una pandemia

ALESSANDRIA – Alessandria zona rossa. Ma questa volta il Covid-19 non c’entra nulla con la storia che ci apprestiamo a raccontarvi. Perché questa zona rossa risale al 1630, anno in cui la peste imperversava in Italia e nel mondo. Una pandemia diversa da quella che stiamo vivendo oggi, ma pur sempre terribile. Ecco che, come riporta l’Archivio di Stato di Alessandria, l’8 agosto 1630 il Consiglio di Alessandria delibera di isolare la città e di presidiarne le porte, ammettendo l’ingresso solo a chi è munito di “bolletta”, ovvero una sorta di documento che permettesse la libera circolazione.

Sentita la sudeta proposta di essere di parere che per preservarsi al iminente pericolo di contaggio che tuttavia pare vada acquistando forza nei luoghi circonvicini si debbano usare diligenze straordinarie et in particolare che si custodiscano le porte con esattissima diligenza con assistenza di due gentilhuomini o persone honorate per ciascuna porta et d’un religioso poiché già molti conventi de padri di questa Città si sono essibiti far la sua parte, et più perché vi bisognano persone che aprino li rastelli e li serrino, et che piglino le bolette che si comandi sei persone ordinarie per ogni quartiere al giorno che con le loro armi assistino quota di loro per ciascuna porta per oviare a scandali che possino nascere per parte di quelli che vorano intrare“, si legge in un documento datato 8 agosto 1630. Insomma una sorta di lockdown al contrario per impedire di far entrare in città persone positivi.

E proprio come sta accadendo in questo periodo il mondo si era lanciato alla ricerca di una cura che potesse in qualche modo far uscire il genere umano da quella terribile pestilenza. Lo ricorda in una lettera Vincenzo Salmazzo al cognato Nicola Manello di Valenza il 6 agosto 1630. A quel tempo la popolazione considerava la peste un castigo di Dio contro l’umanità peccatrice. Per questo gli unici rimedi erano la preghiera o presunti unguenti taumaturgici. Uno di questi, come spiega il Salmazzo la cui lettera è presente nell’Archivio di Stato di Alessandria, è “l’oglio della Lampada del Rosario delle Gratie di Milano”. Si trattava di un unguento che, secondo quello che si diceva in zona, avrebbe guarito numerosi infetti a Pavia e a Milano e che fu utilizzato con successo anche ad Alessandria. Di quest’olio miracoloso viene descritto solo il colore, “nerissimo“, mentre della sua composizione non si hanno notizie.

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