4 Marzo 2022
08:52
Attacco alla centrale nucleare di Zaporizhzhia: perché se scoppiasse anche l’Italia sarebbe a rischio
ALESSANDRIA – Nella notte tra il 3 e il 4 marzo le truppe russe hanno sferrato un violento e mirato attacco alla centrale Zaporizhzhia, vicino alla città ucraina di Enerhodar. Secondo quanto confermato nella mattinata di venerdì l’impianto ora sarebbe occupato dalle forze militari di Mosca. La centrale nucleare di Zaporizhzhia, la più grande presente in Europa, è stata bombardata dai russi. Al suo interno sono divampati grossi incendi anche se per fortuna i reattori non sono stati toccati. Ma cosa accadrebbe se l’impianto dovesse esplodere?
Secondo il ministro degli esteri ucraino Dmytro Kuleba se i reattori di Zaporizhzhia dovessero venire toccati “l’esplosione sarebbe 10 volte peggiore di Chernobyl“. Questo creerebbe gravi conseguenze, oltre che in Ucraina, anche alla confinante Russia e Bielorussia. Ma la nube tossica, come già accaduto nel 1986, potrebbe arrivare sino in Italia. Andriy Tuz, portavoce dello stabilimento di Enerhodar aveva annunciato: “Chiediamo alle truppe russe che fermino il fuoco delle armi pesanti. C’è una reale minaccia di pericolo nucleare nella più grande centrale nucleare d’Europa“.
Nicola Armaroli, dirigente di ricerca del Cnr, membro dell’Accademia Nazionale delle Scienze e direttore della rivista Sapere ha inoltre spiegato al Corriere della sera che per la prima volta un territorio che “ospita centrali nucleari si trova in uno scenario di guerra“. Per questo Armaroli sostiene che esiste un rischio concreto: “Queste centrali non sono state pensate per resistere a un attacco militare, anche convenzionale. Un altro problema è legato al funzionamento delle centrali nucleari che hanno bisogno in continuazione di elettricità e di essere raffreddate ad acqua. Non dobbiamo dimenticare che anche a Fukushima, in Giappone, è accaduto questo, seppure in seguito a un disastro naturale. Il terremoto ha causato lo tsunami che a sua volta, superando il muro che era stato costruito troppo basso, ha disattivato i motori diesel che dovevano raffreddare la centrale. Insomma, in una situazione di guerra il rischio, anche senza pensare a un missile, è che non siano garantiti elettricità ed acqua“. A questo si legge sul Corriere si può aggiungere l’errore umano: “Come può un personale che già in condizioni normali lavora sotto stress operare in questa situazione? Ricordiamo che anche a Chernobyl l’errore umano fu determinante“.