3 Maggio 2022
05:46
“Sicurezza? Prima si fermi un mondo che vuole tutto e subito”: uno sfogo da prendere sul serio
ALESSANDRIA – Torniamo in questa occasione a parlare di sicurezza, argomento che avevamo affrontato alcuni giorni fa dopo il terribile incidente mortale sulla A7. Quel fatto aveva spinto un autotrasportatore a riflettere sul ruolo di ognuno di noi per cambiare le cose e per frenare un mondo sempre più frenetico e quindi anche potenzialmente rischioso per ciascuno. La discussione ha catturato l’attenzione di Sergio Vazzoler, professionista della comunicazione, alessandrino, che ha voluto tornare sul ragionamento con questo suo pensiero:
La testimonianza raccolta da Radio Gold – in seguito all’incidente mortale avvenuto il 27 aprile scorso sull’A7 – da parte di Marco, autotrasportatore alessandrino, avrebbe meritato più attenzione. E invece, ancora una volta, la maggior parte dei commenti hanno seguito l’abituale copione dell’immancabile botta e risposta intriso di livore misto a sarcasmo. L’empatia, il silenzio, la riflessione? Non pervenuti.
Eppure le parole di Marco entrano nel merito di una delle peggiori malattie di quest’epoca: il sempre più difficile equilibrio tra quelle che sono percepite come necessità irrinunciabili e i mezzi con cui poterle soddisfare.
Per chi come me si occupa di comunicazione della sostenibilità e di responsabilità sociale d’impresa da una ventina d’anni, il richiamo di Marco suona fortissimo, quasi assordante. Oggi tutti parlano di sostenibilità, la invocano, la usano per ridefinire la propria identità. Molti iniziano anche a praticarla sul serio. Al contempo, però, esistono ambiti impermeabili che non vengono nemmeno sfiorati dal dibattito intorno al nuovo mantra della sostenibilità e la denuncia di Marco ci porta, invece, proprio lì, a domande tanto basilari quanto scomode: davvero pensiamo che il problema della sicurezza derivi sempre e soltanto da un comportamento scorretto, che sia un sorpasso azzardato di un camionista o il mancato utilizzo di un caschetto di un operaio su un’impalcatura? Davvero possiamo continuare ad aggirare il tema delle nostre scelte, delle nostre compulsive aspettative e dei nostri stili di vita? Insomma: quando la smetteremo di escludere noi stessi tra le cause delle peggiorate condizioni di sicurezza?
Ovviamente possiamo continuare a prendercela sempre e soltanto con gli altri: col politico di turno per la concessione a una nuova piattaforma logistica in città, con il Comune se le polveri sottili minacciano la salute urbana, a lamentarci dell’assenza dei vigili quando troviamo l’auto in doppia fila e così via. Ma nel motto “You order, we geti it!” di una famosa App di consegne a domicilio è contenuto l’indizio che insistiamo a voler eludere e a cui ci richiama Marco nel suo sfogo: un richiamo alla sobrietà, alla pazienza e, soprattutto, alla responsabilità individuale.
Photo by Alex Blăjan on Unsplash