28 Settembre 2024
05:00
Greenpeace e Stop Solvay: “Molecola prodotta dall’ex Solvay nel sangue di 36 cittadini. Troppi 3 anni per il biomonitoraggio”
SPINETTA MARENGO – Il Comitato Stop Solvay e Greenpeace Italia sono tornati a sollecitare interventi per fermare l’inquinamento nell’area del Polo Chimico di Spinetta. I tempi prospettati recentemente dall’assessore regionale alla Sanità, Federico Riboldi, insieme a tecnici di Arpa e Asl per il biomonitoraggio regionale sono considerati “estremamente lunghi” e, soprattutto, per Comitato Stop Solvay e Greenpeace Italia “non rispondono all’emergenza in corso”.
Ad allarmare ancora di più il comitato e l’associazione è stato un supplemento delle analisi sui campioni ematici delle 36 persone che avevano partecipato a un biomonitoraggio indipendente i cui esiti principali erano già stati resi noti lo scorso giugno da Anémos, Comitato Stop Solvay e Greenpeace Italia.
“Nel sangue di tutte e 36 le persone monitorate – scrivono Comitato Stop Solvay e Greenpeace Italia – è stato infatti trovata la presenza di un PFAS specifico, l’ADV, prodotto dallo stabilimento ex Solvay”.
“Ogni persona – si legge ancora nel comunicato – ha riportato una somma di PFAS (composti poli e perfluoroalchilici) superiore a 2 µg/L (microgrammi per litro), la prima soglia di allerta individuata dalla National Academy of Sciences già adottata come valore di riferimento dal protocollo della Regione Piemonte, oltre la quale possono verificarsi impatti sanitari. Inoltre, in cinque persone i PFAS erano presenti in quantità superiori a 20 µg/L, soglia oltre la quale non dovrebbero più entrare in contatto con tali sostanze.
Gli esiti del supplemento di analisi effettuati dal laboratorio dell’Università di Aquisgrana relativi alla quantificazione di varie miscele ADV (N2, N3, N4, N5, M3 M4), ne hanno rilevato la presenza in ogni campione e, nella maggior parte, sono risultate i PFAS più abbondanti, superando spesso i livelli di PFOA precedentemente determinati. In particolare, il 64% delle persone presentano una somma di ADV che da sola supera i 2 µg/L, senza contare gli altri PFAS già presenti nel loro sangue. Sommando le concentrazioni delle miscele ADV agli altri PFAS, 4 persone su 10 hanno una sommatoria di PFAS superiore o uguale ai 20 µg/L“.
“Finora non era possibile quantificare questa sostanza presso laboratori privati, a causa della mancanza dello standard di riferimento analitico” ma ora per il Comitato Stop Solvay e Greenpeace Italia “questi dati smentiscono le affermazioni dell’ex Solvay: le attività attuali dell’azienda, e le massicce immissioni di varie molecole PFAS, tra cui le ADV, nell’aria e nelle falde acquifere già comprovate dalle analisi degli enti pubblici, impattano sulla salute della cittadinanza e risultano la principale fonte di esposizione per le comunità locali”.
“La situazione peraltro potrebbe essere ancora più grave, considerando che gli esiti delle analisi diffusi oggi non includono la quantificazione del C6O4: molecola per cui l’ex Solvay non condivide a privati lo standard per effettuare le analisi nel sangue. Le associazioni si chiedono infatti cosa accadrebbe se a queste analisi si dovesse riuscire ad aggiungere la quantificazione di questa sostanza nel sangue e nelle urine. Probabilmente, il quadro che emergerebbe, sarebbe ancora più grave”.
Secondo Comitato Stop Solvay e Greenpeace Italia attendere tre anni per il biomonitoraggio “è sinonimo di irresponsabilità“ e le due associazioni chiedono di fermare subito le emissioni inquinanti: “L’inerzia regionale, a voler pensare male, parrebbe essere parte di una strategia in cui, piuttosto che difendere la collettività e il bene comune, l’obiettivo sia dare tempo agli inquinatori per continuare a fare profitto a scapito della popolazione. Continuare a dilungarsi in eterni tavoli tecnici per approfondire ancora la situazione (due anni per il coinvolgimento di circa 30 persone) è una beffa per la cittadinanza, soprattutto considerando che in poche settimane un gruppo di cittadini è riuscito ad auto organizzarsi per sottoporre ad analisi del sangue molte più persone rispetto a quante ne abbia coinvolte la Regione in diversi mesi”.
Comitato Stop Solvay e Greenpeace Italia chiedono alla Regione Piemonte di estendere subito il biomonitoraggio a chiunque voglia prendervi parte e di “concluderlo entro 12 mesi”. Chiedono inoltre di condividere in modo trasparente con la cittadinanza le azioni concrete per tutelare la salute pubblica e l’elenco degli interventi per garantire l’emissione zero di tutti PFAS e delle altre sostanze tossiche dal polo chimico, “anche bloccando la produzione”.