Cronaca - Alessandria

Per Walter Massa il futuro dei Colli Tortonesi è un vino rosa “come la maglia di Coppi”

ALESSANDRIA – Il vino è spesso protagonista al cinema. Calici e pregiate etichette hanno enfatizzato dialoghi e battute entrate nella storia del cinema e partendo dal vino, o dalla vendemmia, si sono scritte intere sceneggiature. L’Ottobre Alessandrino, il mese del cinema nato dalla sinergia tra l’Alessandria Film Festival e il Festival “Adelio Ferrero”, ha dedicato il secondo appuntamento proprio a un vino del nostro territorio diventato un film, anzi un docu-film. Martedì a Palazzo Monferrato è stato proiettato “San Timorasso”, docu-film sul vino dei Colli Tortonesi che racconta soprattutto la storia del gruppo di vignaioli riuscito a rilanciare una bacca bianca che rischiava di essere dimenticata e a trasformarla in un gioiello che fa brillare il territorio dei Colli Tortonesi nei calici di tutto il mondo.

“San Timorasso”, ha spiegato il regista Andrea Mignòlo, è la storia di “un territorio che ha fatto squadra seguendo la giusta intuizione di Walter Massa ed è riuscito a farlo “senza appiattirsi oppure omologarsi” ma valorizzando la propria unicità e originalità in un vino che ha dato “un’identità a un intero territorio“.

Ogni bottiglia di Timorasso è diversa e in ognuna si assapora “la storia e la personalità di chi lo produce“. In ogni bottiglia di Derthona il “guru del Timorasso” Walter Massa mette “tutto quello che non si può comprare con i soldi: buon senso e tempo”. Walter Massa sposa il pensiero di Erasmo da Rotterdam e vede il vino come “un riflesso della mente” e, nel suo caso, anche del territorio di Monleale. Nella mente dell’uomo che per primo ha creduto e portato nel mondo il Timorasso il futuro del vino è roseo, anzi rosato. “Il vino si berrà sempre e arricchisce anche gli astemi, semplicemente perché le vigne migliorano i nostri paesaggi” ma per Walter Massa ora bisogna puntare su tinte più rosate: “Il clima è cambiato e anche i portafogli delle persone che comprano vino. Con la nostra ottima uva a bacca nera potremmo fare un ottimo rosato e, in più, se lo chiamiamo “Castellanìa” abbiamo anche un nome che è già un brand e che  rimanda al colore rosa della maglia indossata tante volte dal grande Fausto Coppi”.

 

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