8 Novembre 2024
05:14
Beni confiscati alle mafie: la provincia di Alessandria è quarta in Piemonte
PIEMONTE – In Piemonte sono circa 330 i complessi immobiliari confiscati alle mafie. Lo ha sottolineato Libera nel rapporto presentato in occasione della Commissione regionale Legalità. A livello italiano la nostra regione è settima per numero di beni confiscati alla criminalità organizzata, ma terzultima per percentuale di beni riassegnati e riutilizzati, con una media del 24% a fronte di una media nazionale del 43%. La provincia di Alessandria è quarta in Piemonte per numero di particelle catastali requisite, 106 in tutto. Sul podio ci sono le province di Torino (596), Cuneo (150) e Biella (108).
Sempre nel nostro territorio la maggior parte dei beni confiscati corrisponde a terreni (58 particelle). A seguire appartamenti in condominio (15), abitazioni indipendenti (13), box/magazzini (7) e negozi (5). Quasi l’87% di beni è stato dato in gestione, il 10% è stato destinato ma non riutilizzato e il 2.8% riutilizzato.
“L’audizione di Libera ha ha messo in evidenza alcune delle criticità presenti in Piemonte sul tema del riutilizzo sociale dei beni confiscati, ma è stata l’occasione anche per individuare delle piste concrete di lavoro” ha sottolineato il Presidente della Commissione Legalità, Domenico Rossi. “I documenti presentati da Libera, che va ringraziata per il prezioso lavoro che porta avanti, ci hanno permesso di fare una fotografia puntuale della situazione in tutte le province: il Piemonte è la settima regione in Italia per numero di beni confiscati, seconda nel Nord dopo la Lombardia, ma soltanto terzultima per il riutilizzo sociale dei beni confiscati, ben al di sotto della media nazionale. I beni destinati sono il 26%, ma di questi soltanto il 14,39% è effettivamente riutilizzato con progetti di rilevanza sociale secondo quanto abbiamo potuto apprendere questa mattina”.
“Tante sono le cause di questa situazione. Certamente la parcellizzazione e la presenza di beni in piccoli Comuni aumenta le difficoltà. Per questo occorre dare priorità al sostegno a queste situazioni. Per farlo occorre aumentare ulteriormente le risorse messe a disposizione dalla Regione. In questi anni ci sono già stati dei passi avanti, ma serve fare uno sforzo ulteriore. Ma non solo, è necessario superare lo scoglio del co-finanziamento del 50% che, soprattutto per i piccoli comuni, è uno sbarramento che spesso preclude alla partecipazione. Si potrebbe distinguere tra grandi e piccoli Comuni, come fa la Lombardia. Ugualmente, sempre prendendo spunto dalla regione a noi vicina, serve una linea di finanziamento per i soggetti del terzo settore che direttamente gestiscono i beni confiscati. Tutto sarà oggetto di un confronto costruttivo con il Presidente e l’assessore competente“.
“Il numero e le posizioni di beni confiscati sono parte del racconto della presenza mafiosa sul nostro territorio, ma anche dell’attività dell’antimafia istituzionale e sociale. Aumentare le performance sul riutilizzo è un segnale di presenza dello Stato nei confronti degli interessi criminali e della cittadinanza tutta” ha concluso il presidente Rossi.