18 Marzo 2025
13:20
“Com’eri vestita?”: all’Istituto Santachiara di Tortona la mostra contro gli stereotipi della violenza di genere
TORTONA – La violenza di genere si manifesta in molte forme e viene agita da uomini quasi mai sconosciuti. Riconoscere la violenza aiuta ad evitarla. Ma ci sono forme di violenza imprevedibili, come lo stupro, e anche in questo caso, raramente il carnefice è uno sconosciuto. Gli stupri sono commessi nel 62,7% dei casi da partner, nel 3,6% da parenti e nel 9,4% da amici. “Com’eri vestita?” è una esposizione contro molti stereotipi, ma soprattutto contro i pregiudizi che spesso “rivittimizzano” le vittime.
Questo mercoledì 19 marzo alle 11 sarà inaugurata all’Istituto Santachiara di Tortona, in piazza Gambara 1, nell’ambito della terza tappa dell’iniziativa di sensibilizzazione promossa da Zonta Club Alessandria nell’ambito delle attività promosse per il suo 25° anniversario di fondazione.
“Abbiamo scelto ancora una volta una scuola per l’installazione di Amnesty International e Associazione Libere Sinergie che ospitiamo in provincia di Alessandria, realizzata da un progetto di Jen Brockman e Mary A. Wyandt-Hiebert. Un’iniziativa che mette a disposizione dei ragazzi gli strumenti idonei a creare consapevolezza rispetto ad una tematica che riguarda tutti” dichiara Nadia Biancato, presidente di Zonta Club Alessandria.
La mostra è arrivata in provincia di Alessandria il 25 Novembre e dopo l’esposizione all’IIS “A.Volta”, in occasione dei 16 giorni di mobilitazione mondiale contro la violenza sulle donne, è stata esposta al Liceo Amaldi di Novi Ligure e ora sarà visitabile, anche da esterni alla scuola, fino al 4 aprile all’Istituto Santachiara di Tortona. L’evento si svolge con il patrocinio del Comune di Tortona e la Consulta delle Associazioni di Volontariato di Tortona, e sempre della Provincia di Alessandria e del centro antiviolenza me.dea. La mostra è parte della campagna Zonta Says No to Violence Against Women, giunta al suo 13° anno, ed è realizzata a scopo didattico/divulgativo a supporto della campagna di Amnesty #iolochiedo.
“Com’eri vestita? aiuta i ragazzi ad acquisire consapevolezza sul rispetto dovuto nei confronti dell’altro genere, le ragazze ad avere maggiore autostima, tutti a comprendere che un “NO” è un “NO” Gli abiti in esposizione rappresentano, in maniera fedele, l’abbigliamento che le vittime indossavano al momento della violenza subita. Abiti comuni, jeans, maglioni, semplici vestiti femminili. E poi l’abito da sposa di un matrimonio precoce e forzato, e un anonimo completo giacca e pantalone accompagnato da un bastone per non vedente, a dimostrare forme di violenze ripugnanti su minori e disabili. I cartelli accanto ad ogni vestito raccontano in inglese con traduzione in italiano storie di ordinaria violenza che potrebbero accadere a ciascuna di noi. Non bisogna aver timore, ma prendere coscienza che la violenza esiste e si può prevenire” evidenzia Biancato “la mostra fa comprendere che la vittima di violenza non se l’è cercata: queste storie evidenziano come non è l’abbigliamento a provocare, o qualcosa di detto o non detto, che non esiste il raptus, esistono vittime e carnefici. Che occorre parlarne, denunciare, superando il senso di vergogna o la paura e che è necessario ascoltare, non giudicare”.