Autore Redazione
lunedì
8 Agosto 2016
00:04
Condividi
Eventi

I luoghi e la memoria collettiva. Recensione de “I cortili del racconto” a Castagnole delle Lanze

I luoghi e la memoria collettiva. Recensione de “I cortili del racconto” a Castagnole delle Lanze

CASTAGNOLE DELLE LANZE – “I cortili del racconto”, spettacolo itinerante presentato dal  Teatro degli Acerbi e da Faber Teater, a Castagnole delle Lanze, domenica 7 agosto, nell’ambito della rassegna “Paesaggi e oltre”, è un esempio di teatro legato al territorio, eppure di grande respiro.

I temi attingono sia alle locali tradizioni popolari, su cui  il Teatro degli Acerbi e Faber Teater lavorano da sempre, sia ai grandi scrittori nati in queste zone, come Pavese, Lajolo, Rosetta Loy.  L’incipit de “La luna e i falò”, che contiene l’importanza dell’appartenenza ad un luogo, si alterna alla rievocazione di un bizzarro violinista di strada, personaggio realmente esistito e  ricordato nella memoria collettiva (già voluto in scena dal regista Luciano Nattino ne “il mondo dei vinti”), o al bellissimo ritratto di Teresina dei Maturlin da “Le strade di polvere” di Rosetta Loy.

Ma non sono solo i testi evocativi, talvolta malinconici e spesso divertenti, a rendere “I cortili del racconto” un evento cui partecipare e di cui parlare, ma una somma di particolarità che difficilmente si riscontrano in altre occasioni. L’accuratezza filologica, nel tramandare le tradizioni, e la preziosità letteraria sono trasmesse con una fusione di recitazione e di canzone popolare cantata a più voci, tale da creare una sensazione di sonorità che va oltre il semplice accostamento di parole e musica. Tutto avviene in luoghi che paiono esattamente l’ambiente dove i fatti si sono consumati e la forza dello spettacolo è far ricordare ciò che non si è mai saputo, ma cui si appartiene.  

La memoria collettiva attraversa le vie e i cortili di Castagnole sino all’ultima tappa del Parco della Rimembranza, luogo per eccellenza del ricordo, alla sommità del quale, davanti alla torre, è bello sentire le parole di Pavese sulle radici cui tornare per capire la propria origine. Il cerchio si chiude ed è una canzone dialettale, con un’esilarante traduzione inglese a beneficio di un supposto pubblico internazionale, a concludere in modo ilare il percorso.

Rimangono parole alte e scolpite, musica e canti che paiono di sempre e una sensazione di vissuto che aleggia e permane, come esserci stati e aver solo dimenticato fino ad ora.

In scena Marco Andorno, Paola Bordignon, Patrizia Camatel, Dario Cirelli e Massimo Barbero (in un intervento su una storia di paese), tutti perfettamente in parte tanto da affascinare un pubblico di ben duecento persone.

“Paesaggi e oltre, teatro e musica d’estate nelle terre dell’Unesco” prosegue domenica 14 agosto  a Montegrosso d’Asti alle 21.30 con “Debora’s love” , con Debora Caprioglio,  e lunedì 15 agosto, alle 21.15, in cima alla collina della frazione San Michele di Costigliole d’Asti, con “Talismani”, un’asinella e un contastorie (Geraldina e Claudio Zanotto Contino) che s’incontreranno per raccontare le fiabe di Guido Gozzano. 

Nicoletta Cavanna

Condividi