Autore Redazione
venerdì
18 Maggio 2018
16:20
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Cronaca - Novi Ligure

Agguato “per uccidere”. Preso uomo per sparatoria a Novi

I Carabinieri di Novi Ligure hanno sottoposto a fermo un uomo di 40 anni per il tentato omicidio del cittadino albanese colpito alla gamba con un colpo di pistola tra via Rattazzi e Corso Piave a Novi Ligure
Agguato “per uccidere”. Preso uomo per sparatoria a Novi

 

NOVI LIGURE – Per i Carabinieri non ci sono dubbi. Amelio Longo, 40 anni originario di Brindisi, ha sparato “per uccidere” quando nel primo pomeriggio dello scorso 18 aprile ha puntato una pistola contro Roland Kola all’angolo tra via Rattazzi e Corso Piave a Novi Ligure. Aveva aspettato che la vittima uscisse da una vicina sala slot e poi, raggiunto l’incrocio, gli aveva puntato contro la pistola.

Oltre al colpo che aveva raggiunto la vittima alla gamba, sfiorando l’arteria femorale e fratturandogli il femore, Longo aveva puntato l’arma contro il cittadino albanese di 44 anni almeno altre due volte. Un proiettile aveva colpito di striscio la vittima all’altezza dell’addome. Un altro, per fortuna non andato a segno, era stato indirizzato alla testa.  L’aggressore, forse, aveva cercato di colpire il cittadino albanese anche una quarta volta ma la pistola si era probabilmente inceppata. Un proiettile intero, infatti, era stato trovato in terra sul luogo della sparatoria durante i primi sopralluoghi dei Carabinieri della Compagnia di Novi Ligure che, dal primo istante, avevano iniziato a raccogliere ogni elemento utile a far luce su un crimine che aveva inquietato i novesi.

Diversi cittadini avevano assistito alla cruenta aggressione. In pochi, però, erano riusciti a fornire una descrizione dettagliata dell’uomo che aveva esploso i tre colpi e si era poi accanito sulla vittima, già a terra sanguinante, sferrandogli calci all’addome e colpendola sulla testa con il calcio della pistola. A complicare le indagini l’assenza di telecamere puntate sull’incrocio. Anche la vittima, soccorsa prima da un gommista e poi portata in ospedale, aveva identificato il suo aggressore solo con il nomignolo “Elio”.

Più utile ai Carabinieri sotto la guida del Capitano Marzia La Piana si è rivelata la descrizione dell’auto su cui si era allontanato l’aggressore. Anche in questo caso i dettagli non erano molti. Un testimone aveva visto una vettura bianca, piccola, ma era riuscito ad annotare alcuni numeri della targa. Poche cifre che erano state poi riconosciute sulla targa di una Smart ForFour bianca ripresa quel pomeriggio dal sistema di videosorveglianza di un’attività privata e dalle telecamere di Serravalle Scrivia puntate su via Monterotondo. Così i Carabinieri sono riusciti a ricostruire il percorso dell’aggressore e a dargli un nome.

Longo, però, era stato più rapido a far perdere le sue tracce. Residente in maniera non stabile a Serravalle, l’uomo si è sempre spostato tra Alessandria, Genova e la Puglia. Da qualche giorno era tornato nell’Alessandrino, a Tortona, e proprio nel bilocale preso in affitto in una zona residenziale della città si sono presentati i Carabinieri dell’Aliquota Operativa di Novi e alcuni militari della Compagnia di Tortona. Sicuri di trovare l’uomo da solo in casa, una decina di Carabinieri nella notte tra martedì e mercoledì ha eseguito il fermo per tentato omicidio nei confronti di Amelio Longo, anche arrestato in flagranza per detenzione illegale di una pistola.

 

In un borsello tenuto su un comodino, infatti, i Carabinieri hanno trovato una “Zastava” semiautomatica che sarà sottoposta ad esami balistici per verificare se sia l’arma usata contro il cittadino albanese di 44 anni, ancora ricoverato in ospedale per alcune complicazioni sorte dopo il delicato intervento chirurgico alla gamba. Ulteriori accertamenti potrebbero forse aggiungere ulteriori dettagli al movente del tentato omicidio, ritenuto legato a debiti di gioco. Vittima e aggressore, infatti, si erano conosciuti in carcere ad Alessandria dove entrambi erano detenuti nel 2012. I due si erano poi incontrati di nuovo girando per le sale scommesse di Novi Ligure e forse proprio in quelle occasioni era maturato il debito che aveva portato prima a un’accesa lite e poi, qualche giorno dopo, alla violenta e spropositata reazione di Longo, per gli inquirenti ulteriormente aggravata dalla premeditazione.

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